Ascolto, discernimento e vita. Questi tre aspetti hanno fatto da cornice alla Veglia Vocazionale diocesana che si è svolta presso la chiesa di San Francesco in Rovereto a Saltara lo scorso 20 aprile. La Veglia dal titolo “Dammi un cuore che ascolta” è stata organizzata dal Servizio Diocesano di Pastorale Giovanile e il Centro Diocesano Vocazioni, un ulteriore tappa del cammino diocesano verso il prossimo Sinodo dei Giovani.
Vocazione. Nell’introduzione, don Steven Carboni ha letto alcune parti del messaggio di Papa Francesco per la 55a Giornata di Preghiera per le Vocazioni e ha sottolineato che “noi tutti non siamo immersi nel caso, né trascinati da una serie di eventi disordinati, ma, al contrario, la nostra vita e la nostra presenza nel mondo sono frutto di una vocazione divina”.
La Veglia, animata dai giovani, ha avuto come filo conduttore inoltre il brano biblico della vocazione di Abramo che nel primo momento della liturgia ha visto un’attenta e profonda riflessione di don Diego Fascinetti. “La fede – ha sottolineato don Fascinetti – ci comanda (come ha fatto con Abramo) di partire, viaggiare, perché Dio affida a ciascuno di noi il suo tesoro, la sua missione nonostante le nostre paure e le nostre idolatrie. La fede – ha terminato – ci regala delle strade non delle risposte”.
Discernimento. “Sentivo che la promessa del Signore era ‘tanta’”. Queste le parole di don Davide Barazzoni, giovane prete della Diocesi di Senigallia, nella sua testimonianza vocazionale rivolta ai giovani presenti. “Il mio discernimento vocazionale che mi ha portato a diventare prete – ha sottolineato don Barazzoni – è stato un viaggio di liberazione, un viaggio verso noi stessi. Cristo ci chiama infatti, prima di tutto, alla libertà, al liberarci delle nostre paure. La libertà – ha concluso – è trovare la parte vera di noi, la nostra autenticità ed abbracciarla con tutto noi stessi”.
Nel terzo momento, il vescovo Armando, che ha presieduto l’intera veglia diocesana, ha rivolto un messaggio ai giovani, ripercorrendo la storia vocazionale di Abramo.
“Il Padre della fede – ha sottolineato il Vescovo – è in una crisi di fede. Il desiderio che la propria vita non sia passata inutilmente. Il desiderio di lasciare una traccia visibile di sé in questo mondo, in questa storia. E’ un bel desiderio. E’ quello che Abramo quasi non spera più. E quasi si rassegna a una vita fallimentare. Il Signore ha in serbo qualcosa di più”. Ha proseguito poi il Vescovo – “il Signore ti dice oggi: non vivere sotto questa nube nera, nessuna arma costruita contro di te ti ucciderà perché ti ho scelto, sono il tuo scudo. Abramo come puoi rimanere chiuso in una tenda con un cielo così meraviglioso? Il Signore vuole condurre anche te fuori della tenda. Dio porta fuori Abramo dalla tenda, in realtà dalle sue visioni ristrette, e gli mostra le stelle. Per credere è necessario saper vedere con gli occhi della fede; sono solo stelle, che tutti possono vedere, ma per Abramo devono diventare il segno della fedeltà di Dio. Caro giovane è tempo di fidarci di Dio. Non c’è cosa più bella. La speranza non delude”.
Missione. Ha concluso il Vescovo, riprendendo le parole del Papa nel Messaggio per questa Giornata di preghiera per le Vocazioni. “La vocazione è oggi! La missione cristiana è per il presente! Il Signore continua oggi a chiamare a seguirlo. Non dobbiamo aspettare di essere perfetti per rispondere il nostro generoso ‘eccomi’, né spaventarci dei nostri limiti e dei nostri peccati, ma accogliere con cuore aperto la voce del Signore”.