Lo scorso sabato 7 aprile nella sala San Terenzio dell’Arcidiocesi di Pesaro ha avuto luogo il convegno “Comunità in Dialogo, Conoscersi per Convivere”, organizzato da NuovOrizzonte insieme alla Commissione per il dialogo tra le religioni e Migrantes della metropolia di Pesaro-Fano-Urbino. Presenti Paolo Branca, Islamologo e docente di letteratura araba e cultura islamica all’università Cattolica di Milano, Hamid Zariate, medico di base, Imam di moschea e membro della Confederazione Islamica Italiana. A moderare il dialogo Mounya Allali.
Branca. L’incontro è stato il seguito di un progetto iniziato nel 2017 con un primo appuntamento tenuto nella diocesi di Fano da Francesco Zannini, islamologo presso il Pontificio istituto studi arabi a Roma. Ne era seguita, il 30 dicembre scorso, una visita ad Assisi. Secondo Paolo Branca “prima di parlare di dialogo interreligioso occorre parlare di linguaggio” caratteristica specifica degli esseri umani che rappresenta un dono. Il “dire” ha a che fare con la “sacralità”; Dio stesso chiama il mondo ad “Essere” attraverso la Parola. L’ascolto, presupposto necessario al dialogo, non è solo un momento di apertura all’altro, ma è un atto creativo che instaura una con-fidenza e diventa un radicale sì all’esistenza dell’altro. Il Dià-Lògos quindi non è che una parola capace di lasciarsi attraversare da una parola altra; un intrecciarsi di linguaggi, di sensi, di culture, di etiche; un cammino di conversione e di comunione. Il dialogo quindi non ha come fine il consenso ma un avanzare insieme. Il dialogo interreligioso è una forma di linguaggio che vede coinvolte persone che vivono fedi diverse e per questo non può prescindere dall’arte del dire.
Zariate. Hamide Zariate ha messo in evidenza come la conoscenza dell’altro possa creare una consuetudine di frequentazione e rapporti umani che vanno a creare quel sottostrato necessario per progredire insieme e vivere da “non stranieri”. Il nostro vissuto non è determinato da scontri di civiltà, ma dall’intrecciarsi quotidiano di rapporti personali e familiari, di svago, di attese e fatiche. Scriveva Emmanuel Lévinas: “Io sono nella misura in cui sono responsabile dell’altro”. Entrambi i relatori hanno sottolineato la necessità di tornare alle fonti della nostra fede. Rileggere e ritradurre i grandi Codici dell’Umanità, come la Bibbia e il Corano, è una necessità. Il dialogo con l’Islam sarà qualcosa di decisivo per i prossimi decenni e questo implica la realizzazione di una reciproca comprensione che oggi ancora manca, ma anche la necessità di prendersi cura della propria identità cristiana che altrimenti potrebbe annacquarsi in nome di un dialogo indistinto.
Scuola. Scontato, o forse no, dire come la scuola possa giocare un ruolo decisivo nel proporre percorsi educativi capaci di favorire la cultura del dialogo, offrendo ai giovani strumenti e conoscenze per vivere l’incontro con l’altro, lontani dal pregiudizio. Dare dignità culturale alla dimensione religiosa è qualcosa di urgente e più che mai necessario; non è più possibile comprendere le società contemporanee prescindendo dalla componente religiosa e così anche la scuola è chiamata a svolgere un ruolo attivo nella mediazione tra le diverse culture e religioni. Prossimo appuntamento di questo percorso conoscitivo è la visita alla grande Moschea di Roma il prossimo 28 aprile.