Lo so che a parlare ancora di politica e di risultati elettorali vi prendono conati di vomito, ma c’è un particolare che vorrei farvi osservare con attenzione. Un giovanotto pesarese, parlamentare dei 5 stelle alle scorse elezioni, si candida nuovamente per il 4 marzo. Nel frattempo i distratti contabili del Movimento si accorgono che non sono stati versati alcuni contributi personali del candidato che erano stati promessi. Non è da solo, altri ne hanno seguito l’esempio. Il meccanismo è semplice: si fa un bonifico, poi si spedisce la ricevuta. Nell’arco di 24 ore si revoca il bonifico e il denaro sparisce. La cifra non era elevata (21.000 €) e non si tratta di soldi pubblici ma della regolare retribuzione del deputato, di cui una parte promessa al Movimento. Scoperto il mancato adempimento il Cecconi svanisce (sembra in vacanza in montagna) e non risponde al telefono, in ogni caso restituisce la somma e tace. Nel frattempo la macchina elettorale prosegue il suo cammino e, sorpresa, il Cecconi viene eletto senza partecipare alla campagna e senza alcuno sforzo di convincimento nei confronti degli elettori.
Mi sto mordendo i gomiti dall’invidia; se avessi seguito il suo esempio a quest’ora mi chiamavano Onorevole e partecipavo anch’io al banchetto politico senza alcuno sforzo. Mi sorgono però alcune domande: ma questi elettori dove guardavano mentre apponevano la crocetta sulla scheda? C’era forse una scrutatrice così carina da attirare la loro attenzione? Le elezioni sono affidate al caso o alla volontà degli elettori? Rimane il fatto che la brutta figura non l’ha fatta Cecconi ma i pesaresi che lo hanno votato.