Il secondo incontro della Scuola di Pace ha visto la presenza di Lisa Clark che ha parlato sul tema “Disarmo? Cominciamo dal nucleare”. Lisa Clark, esponente della “Rete Italiana per il Disarmo”, dell’associazione “Beati i costruttori di pace” e presidente dell’”International Peace Bureau”, la più antica associazione umanitaria mondiale per la diffusione della cultura di pace (insignita del Premio Nobel per la pace nel 1910) è anche rappresentante in Italia di ICAN, la rete di associazioni insignita del Premio Nobel per la Pace 2017. Negli ultimi tempi ha coordinato la Campagna “Un futuro senza atomiche”. A partire dal Messaggio per la giornata mondiale della pace 2017 di Papa Francesco “La nonviolenza: stile di una politica di pace”, la Clark ha ricordato l’importantissimo Simposio internazionale voluto dallo stesso Papa Francesco e tenutosi in Vaticano nel novembre scorso dal titolo “Prospettive per un mondo libero dalle armi nucleari e per un disarmo integrale”. Mentre la Chiesa cattolica è sempre più attiva e sensibile su questi temi, mentre l’ONU ha votato una risoluzione per avviare trattative per l’eliminazione di tutte le armi nucleari, il governo italiano ha votato contro inchinandosi alla logica della NATO invece che porsi in prima fila per avviare un serio disarmo a partire da quello nucleare che, in quanto armamento di distruzione di massa, è stato condannato sia dal Concilio Vaticano II, che dalla costante dottrina cattolica.
La Clark ha puntato la sua attenzione anche sulle spese militari, più alte in Italia della media europea, circa il doppio pro capite di quelle della Spagna e il 20% maggiori di quelle della Germania. I 25 miliardi di Euro (ma in realtà vicino ai 30 come afferma l’autorevole organizzazione svedese SIPRI) che l’Italia spende ogni anno in spese militari potrebbero essere dirottate su spese sociali molto più necessarie ed etiche come affermò anche la citata Gaudium et Spes al n. 81: “È necessario pertanto, ancora una volta, dichiarare: la corsa agli armamenti è una delle piaghe più gravidell’umanità e danneggia in modo intollerabile i poveri; e c’è molto da temere che, se tale corsa continuerà, produrrà un giorno tutte le stragi, delle quali va già preparando i mezzi”. D’altra parte l’Italia, in spregio alla Costituzione, ha partecipato negli ultimi anni a diverse guerre (Iraq, Somalia, Afghanistan, Serbia, Libia) e continua a vendere armi a paesi in guerra come il caso dell’Arabia Saudita che con armi italiane bombarda le popolazioni civili dello Yemen, come ha ben documentato in prima pagina il giornale Avvenire qualche mese fa. Occorre promuovere a tutti i livelli, ha concluso la Clark, una cultura della pace sia all’interno delle giovani generazioni che nelle scelte politiche dei partiti: in questo senso la richiesta di un “Ministero della pace” avanzata da numerose associazioni può essere una occasione importante per costruire una cultura e una prassi di pace a tutti i livelli.