URBINO – Si è concluso nei giorni scorsi, con una solenne celebrazione eucaristica in Cattedrale e successivamente con la consegna dei diplomi, il corso di lingua italiana per suore e sacerdoti stranieri, promosso delle Opere Pontificie Missionarie di Roma, in collaborazione con l’Arcidiocesi e l’Università “Carlo Bo”. Erano diventati un po’ parte del nostro tessuto cittadino. «La lingua è il più grande ponte fra le culture e le persone», ha esordito il Cardinale Fernando Filoni, prefetto della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli. Ha poi espresso la soddisfazione per questo stretto connubio fra l’Ateneo, la città di Urbino e le Università Pontificie. Ha ringraziato il Rettore per essersi preso cura, dal punto di vista formativo, di questi religiosi e quindi l’Università che fornisce una solida base linguistica, funzionale al percorso di studi successivo che queste suore e sacerdoti intraprenderanno a Roma, a livello teologico, filosofico e culturale. La presenza di questi stranieri ha offerto al Cardinale anche una riflessione più ampia sul tema dell’immigrazione. «La presenza straniera é solo un problema oppure vi è anche una ricchezza che gli altri portano?», ha proseguito Mons. Filoni. «Usciamo dalle nostre paure e dalle nostre chiusure per comprendere la bellezza dell’umanità nelle sue varietà; la bellezza dell’incontro, della cultura e delle persone. Essendo Urbino anche questo luogo di incontro, penso che riceva la bellezza dei doni che ciascuno porta», ha concluso il Cardinale. «L’evento odierno», ha sottolineato il Rettore Vilberto Stocchi, «è una vera testimonianza di come, nel nostro Ateneo, è vivo il processo di internazionalizzazione». Quindi il nostro Arcivescovo ha sottolineato di essersi in questi mesi tenuto in contatto con il Rettore per conoscere il cammino di questi sacerdoti e suore stranieri e di aver sempre ricevuto risposte positive. «A Roma dovranno continuare nello studio dell’italiano, perché tre mesi sono pochi, però ho notato che alla nostra lingua hanno reagito molto bene», ha detto Mons. Tani.
Al termine della cerimonia abbiamo raccolto lusinghiere testimonianze di una suora e di un sacerdote. «Urbino è una città molto accogliente», ha detto suor Elisabeth Kivema, «e questo mi ha facilitato nell’apprendimento della lingua. Ora penso di avere gli strumenti sufficienti per iniziare i corsi nella Pontificia Università a Castelgandolfo». «Per chi viene da terre lontane come noi», ha aggiunto don Canisius Sibomana, «Urbino rappresenta un punto di ingresso nella cultura italiana. Questo soggiorno per me, rimarrà indimenticabile».
Giuseppe Magnanelli