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      Due professioni religiose a Urbino tra clarisse e agostiniane

      REDAZIONE URBINODi REDAZIONE URBINONessun commento8 minuti di lettura
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      professione-agostinianaLa Chiesa di Urbino si appresta a vivere due grandi eventi che rappresentano uno straordinario dono dello Spirito e della misericordia di Dio e riempiono il cuore di grande esultanza e speranza per riaffermare la presenza della Divina Provvidenza in una società che sembra allontanarsi ogni giorno di più dai valori e dalla pratica religiosa, da sempre vivi nella nostra terra. Domenica 30 ottobre alle ore 15 nella chiesa-mausoleo di San Bernardino, suor Chiara Paola Oppia del monastero di Santa Chiara extra moenia, vivrà l’intenso rito della Professione Solenne, nella cerimonia presieduta dall’Arcivescovo mons. Giovanni Tani. Il rito sarà il momento colusivo di un cammino che ha avuto una sua tappa importante nella Professione Temporanea, avvenuta in monastero il 13 ottobre 2012

      L’altro grande appuntamento avrà luogo il 1° novembre, solennità di tutti i Santi. Alle ore 16 nella chiesa di Santa Caterina del monastero delle agostiniane di Urbino (via Saffi) si terrà la cerimonia, parimenti presieduta dall’Arcivescovo, della Professione Temporanea di Suor Eleonora Alborghetti.

      Affidiamo a suor Paola e a suor Eleonora il compito di presentare la loro testimonianza.

      Lo stupore di un cammino     – di suor Chiara Paola Oppia del Padre di tutti (clarissa)

      Sembrava che il 30 ottobre, questa domenica speciale, non arrivasse mai e invece… eccola qui!

      In questi ultimi mesi ripercorro il mio cammino in continuo rendimento di grazie per la mia vita. Sono tornata con il cuore in famiglia, in Sardegna, per fare memoria, come figlia, del bene che ho ricevuto dai miei genitori Ginetto e Manuela e per ringraziare anche della loro testimonianza di amore fedele nel tempo. Ho guardato il dono prezioso di essere sorella, grazie a mio fratello Giovannino. Mi sono soffermata a riguardare la mia famiglia un po’ allargata, con tanti zii e zie, i cugini e le cugine con i quali siamo cresciuti insieme, la nonna e la bisnonna…, e ho visto tanta abbondanza di vita. Mi è successo di andare a ringraziare i miei insegnanti di scuola, ripercorrere gli anni dell’università, rincontrare i compagni di classe, i vicini di casa, le amicizie di tutte le tappe della vita e quelle che durano ancora, sempre più forti e libere. Sono andata a Milano, dove ho lavorato, e dove ho visto con i miei occhi la pluralità del vivere insieme in una grande città e respirato la sfida di non ignorarsi ma di guardare chi ci è accanto, anche solo per poco tempo magari nei mezzi pubblici o nei mille piccoli incontri di ogni giorno. Ho ringraziato per le vite che si sono incrociate e arricchite nello scambio, nel condividere i momenti quotidiani nella semplicità.

      Il mio è stato un cammino molto laico, di ricerca inquieta di qualcosa in più… Questa inquietudine, per me, è stata come la voce del Signore che mi chiamava perché lui desiderava farsi conoscere e mostrarmi che era lui la pienezza della vita che io desideravo.

      E’ proprio a Milano che ho ricevuto esempi forti di vita di fede, testimonianze concrete e silenziose di dono di sé. Mi chiedevo sempre: “Ma perché fanno così? Perché nel fine settimana non si riposano e invece si svegliano presto per andare alla Messa o per fare servizio alla mensa dei poveri?”. Non erano domande banali per me e sono rimaste domande aperte… Io nel frattempo guardavo, imparavo osservando, incuriosita… Pian piano si è concretizzata una risposta: non un ragionamento, ma la persona di Gesù Cristo, la sua vita.

      Sono anche tornata a ringraziare il “don” della parrocchia di Milano per avermi accompagnato, saggio e paziente: un uomo di Dio per gli altri.

      Anche qui nel Monastero delle Clarisse di Urbino la vita è semplice e molto normale, ma sempre speciale se chiedo al Padre il dono dello Spirito Santo per aiutarmi a guardare tutto con gli occhi della fede e della fiducia nel suo amore provvidente e misericordioso.

      professione-clarissaCi sono poi anche le tappe particolari della vita, come quella della Professione Solenne. Per me è un rendere visibile il desiderio di appartenenza totale a Cristo, desiderio che chiede di essere concretizzato nella forma della fraternità vissuta secondo il suo Vangelo, nella vita quotidiana, giorno dopo giorno. E’ in questo contesto che scopro continuamente che la pluralità e la diversità tra noi sorelle (di età, di provenienze, di modi di pensare e di sentire e, perché no, anche di esprimere la fede e la vocazione, pur nel nostro cammino comune di vivere il carisma di Santa Chiara d’Assisi) è un dono e insieme una sfida per l’accoglienza e l’apertura, per vivere l’amore fraterno, piccolo segno di vita cristiana in un mondo che chiede sempre di più di accoglierci gli uni gli altri, senza barriere.

      Le due emozioni che caratterizzano questo periodo sono la gioia e lo stupore che vorrei esprimere così: «Ti ringrazio Signore perché sei entrato nella mia vita quando io non ti pensavo, ti ringrazio perché lo hai fatto in punta di piedi e mi hai dato tutto il tempo per accorgermi di te. Ti ringrazio perché mi hai fatto vedere la tua bellezza, la tua forza, mi hai fatto sentire il tuo calore e il tuo amore. Ti ringrazio perché mi tieni stretta e insieme mi lasci andare. Ti ringrazio perché mi vuoi sempre in movimento, viva, in questo insieme di gioia e fatica di andare sempre, senza fermarmi. Non finirò mai di ringraziarti perché Tu sei così come non riesco neanche a pensarti. Fa’ che non si esaurisca mai la gioia di essere sempre bisognosa della tua misericordia».

      Tu mi hai sedotta, Signore, e io mi sono lasciata sedurre     – di Eleonora Alborghetti (agostiniana)

      Ecco, la storia di ogni vocazione -perciò anche della mia- è la storia di un corteggiamento. Dove il pretendente, cioè Dio, è sempre molto caparbio e insistente. E come si fa a dire di no al “più bello dei figli dell’uomo” (Salmo 44)?!?

      Mi chiamo Eleonora Alborghetti, sono nata a Brescia l’8 giugno 1993 e lì ho vissuto fino a 19 anni. Terminato il liceo, ho scelto di venire a Urbino e di iscrivermi a Lettere Moderne: credevo di essermi innamorata di questa facoltà, ma dietro c’era lo zampino di Qualcun altro, cui tentavo di sfuggire e che ha dovuto ripiegare su una tattica di aggiramento per raggiungermi.

      Frequentavo già da un anno gli incontri del “Progetto: un Monastero nella Città” portato avanti dall’educatrice Rita Mazzocco e dalla Comunità delle Monache Agostiniane, in particolare il percorso: “Alla ricerca di un Senso Per la vita” (SPV per gli addetti ai lavori); quando mi sono trasferita qui, noi ragazzi della zona abbiamo chiesto di poter fare degli incontri più frequenti e più mirati per il discernimento vocazionale, dando vita anche al cammino Usip (Un Senso in Più!). In verità, all’epoca avevo una fifa tremenda che Dio potesse chiamarmi alla vita contemplativa e mi chiedevo: “Proprio io???”. Avevo in tasca altre idee di cosa fare nella e della mia vita, altri sogni, altri programmi… Ma nel mio cuore c’era come un fuoco ardente,/ chiuso nelle mie ossa (Ger 20,9) che divampava spesso in una domanda urgente e martellante: “Signore, che cosa vuoi da me?”.  Non potevo trovare la risposta da sola.

      Il Progetto è stato fondamentale per questo, non perché mi sia stato detto quale fosse il senso della mia vita, alias la mia vocazione, bensì perché mi sono stati forniti i mezzi per scoprirlo e per essere sufficientemente pronta a saltare sul treno quando fosse passato. Non mi sono mai persa un incontro, perché il Progetto è diverso da qualsiasi altra realtà che avessi sperimentato prima: eventi per i giovani tenuti dalla parrocchia o da altre realtà cattoliche, eventi liceali o accademici… Non dico migliore; sicuramente per me ha costituito un’esperienza assai valida e concreta, ed è stato il luogo dove Dio si è incarnato agendo e parlando nella mia storia, in un momento magmatico e drammatico qual è il passaggio dall’adolescenza alla giovinezza. Lì, finalmente, ci si poteva porre sul serio -tramite lo sguardo di persone adulte e di persone consacrate- quelle domande scomode che, prima o poi, bisogna affrontare nella propria esistenza; soprattutto mi ha messa sempre in crisi, in quella benedetta crisi che sola può generare qualcosa! E tutto questo in compagnia di altri ragazzi, compagni d’ideali e d’inquietudine, 100% stile OSA!

      Così oggi, apprestandomi a compiere con Dio questo passo della Professione temporanea nell’Ordine di Sant’Agostino, sono ben cosciente di dover essere prima una donna per diventare,  nelle mani delicate dello Spirito Santo, colei che il Padre e la mia Comunità, come Suo volto incarnato, hanno indicato con un nome nuovo: suor Maria Agnese. Perché qualcun altro possa percepire nel suo intimo quella voce che chiede: “Che cosa sei Tu per me, che cosa son io per Te?”  (S. Agostino, Confessioni).

      Deo gratias semper!

       

       

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