L’annuale celebrazione della solennità di S. Terenzio, vescovo, martire e patrono della nostra Arcidiocesi, ci fa fare memoria vivente della nostra fede in Cristo così come lui l’ha vissuta. Con lo sguardo rivolto alla figura del nostro patrono, non ci è difficile dire che l’esperienza della fede chiede sempre più di essere incarnata nella quotidianità e quindi nell’attualità del vissuto personale, relazionale e territoriale. Del resto la fede nel Signore non si pone come ricordo storico di un evento trascorso, ma come un’esperienza da vivere nell’oggi della storia. Ciò è accaduto per S. Terenzio e ciò deve accadere per tutti noi.
Ma la figura di S. Terenzio cosa ha da dirci in merito ad un’esperienza di fede vissuta nella realtà locale di Pesaro? S. Terenzio ha molto da dirci. Vorrei sottolineare solo alcuni elementi su cui porre l’attenzione della nostra chiesa inserita nel tessuto sociale e culturale del territorio. Veniamo da un tempo, ed in parte ci siamo ancora dentro, in cui come comunità cristiana anche in forma organizzata e pubblica, ci siamo assunti responsabilità molto significative nella città costruendo scuole, case di riposo, centri di recupero, luoghi educativi, sportivi ed altro. Non avremmo potuto fare a meno proprio per lo stile dell’«incarnazione» che Gesù ci ha insegnato. Come chiesa abbiamo contribuito a costruire una città solidale, accogliente, dedita alla giustizia e con forte attenzione ai più bisognosi.
Abbiamo dato il nostro contributo decisivo nel disegnare percorsi di cittadinanza e di cultura. Oggi però siamo chiamati ad una presenza diversa, più profetica, più specifica del nostro essere comunità cristiana che abita la storia secondo precise urgenze del tempo. Del resto la città e le istituzioni hanno assunto in sé e nei loro statuti molti degli spazi che prima erano lasciati alla spontanea e libera iniziativa dei soggetti. Fra questi anche la chiesa. Pertanto come comunità cristiana oggi sentiamo l’esigenza e l’urgenza di doverci impegnare in tre priorità: la nuova evangelizzazione, la formazione del laicato e la valorizzazione delle risorse di cui disponiamo.
Per quanto riguarda la nuova evangelizzazione a nessuno sfugge il trapasso culturale e valoriale che il nostro territorio sta vivendo e che coinvolge l’interpretazione della vita nel suo insieme. Molti sono soliti dire che il mondo è cambiato. E’ vero. Ma non dimentichiamo che ogni cambiamento ci mette di fronte a inedite sfide e a nuove responsabilità. Ciò vale anche per la nostra comunità cristiana, la quale avverte con chiarezza la necessità di riproporre l’esperienza del Vangelo di Gesù in un contesto sociale e culturale totalmente mutato nei confronti di un passato anche recente.
La chiesa di Pesaro è cosciente di tutto ciò. Perciò con coraggio ed audacia deve farsi carico della nuova evangelizzazione la quale chiede di riproporre l’esperienza cristiana con nuovo slancio, con nuovo linguaggio, con nuovo metodo e soprattutto dentro un nuovo contesto culturale e sociale che fortemente la sollecita. La comunità cristiana di Pesaro inoltre avverte con chiarezza anche una seconda urgenza. Quella della formazione di un laicato maturo e responsabile. Siamo passati da una fede vissuta molto per convenzione ad una fede che chiede invece forte convinzione. Ciò esige da parte della chiesa un convinto investimento nel campo della formazione, soprattutto del laicato. Questa considerazione vale ancora di più per la nostra realtà ecclesiale, la quale necessita sempre più di laici preparati a cui affidare precise responsabilità. In questa prospettiva è da prendere in seria considerazione anche la formazione di un laicato che sia in grado di esprimere nella vita politica, in forma propositiva ed incisiva, la visione cristiana dell’uomo. A questo riguardo va notato come nella comunità cristiana sia necessario sviluppare una coscienza che interpelli i laici nella loro responsabilità diretta a vivere la propria vocazione anche nella sfera della politica, evitando sia luoghi comuni che valutano la politica come qualcosa di negativo, sia la comoda e facile logica della delega.
Da ultimo sottolineo l’altra priorità che attende la nostra comunità cristiana: quella di valorizzare al meglio le risorse di cui dispone. Al riguardo va detto che esse non sono poche: parrocchie, gruppi, movimenti, esperienze ecclesiali varie, strutture, cammini formativi ecc. Per una loro adeguata valorizzazione occorre però una condizione preliminare: esse devono lasciarsi coinvolgere in un progetto ecclesiale organico di cui il responsabile ultimo è e rimane l’Arcivescovo. Vanno superate le paure, le resistenze, le chiusure, le consuetudini incrostate, le valutazioni di comodo, le autoreferenzialità, le visioni immediate e prive di prospettive future. Aggiungo inoltre che tale processo è possibile nella misura in cui la comunità cristiana vive profondamente la triplice esperienza della comunione, della corresponsabilizzazione e della collaborazione. Infatti è nella condivisione del dono della fede (cum-munus) che si realizza la vera comunione della comunità; così come nel dare comune e condivisa risposta alle sfide che ci interpellano che si struttura la corresponsabilizzazione (cum-respondere); per di più è nel lavorare insieme che si realizza la collaborazione (cum-labor). Alla chiesa e alla città di Pesaro rivolgo l’augurio che la festa di S. Terenzio, primo evangelizzatore del nostro territorio, risvegli in tutti la coscienza dell’urgenza di una nuova evangelizzazione del territorio, di una adeguata formazione del laicato e di una intelligente valorizzazione delle risorse. Terenzio ci accompagni in questo cammino. Con la mia paterna benedizione.
+ S.E. Mons. Piero Coccia / Messaggio alla città e all’Arcidiocesi in occasione della Solennità di S. Terenzio Patrono di Pesaro