Un settimanale diocesano come il nostro non può ignorare la scomparsa di un personaggio come Marco Pannella. Qualcuno lo ha definito principe delle contraddizioni. Era per l’aborto, l’eutanasia, ma era anche contro la pena di morte, anticlericale convinto e ammiratore dei Papi. Forse questa era la maniera di esprimere il suo senso religioso e la sua spiritualità. Ciò non gli impedisce di entrare a modo suo nella questione sociale e civile. Così si erge protagonista di tante battaglie sostenute in un contesto che è comune sia alla Chiesa sia alla politica, ma lontano da qualsiasi forma di potere. La sua è una guerra civile. L’annuncio della scomparsa dato da Radio Radicale sulle note del Requiem di Mozart non può lasciarci indifferenti. La politica gli allestisce la camera ardente a Montecitorio, la gente in Piazza Navona, la Chiesa lo ricorda con un servizio su l’Osservatore Romano e dai microfoni della radio Vaticana. L’Avvenire, giornale dei cattolici in Italia, gli dedica due pagine e un brevissimo profilo: “Se ne va il leader indiscusso di un piccolo gruppo di fedelissimi, tanti dei quali si sono allontanati nel tempo. Gli italiani gli devono molte cose e tutte, o quasi, quanto meno discutibili”.
Dissipare quelle ombre che gravano sul divorzio, sulla triste campagna dell’aborto e dell’eutanasia non è facile. Comunque ci provo, sollecitando una lettura diversa. Pannella è lontano anche dalla Legge e dalla Magistratura. Eppure in quell’uomo c’è stata tanta dignità, dedizione, pietà e voce per chi non ha voce ed ha coinvolto espressamente anche la Chiesa, non solo la società civile ma anche la politica. In sessant’anni di vita pubblica riuscì sempre a fare notizia ma sistematicamente, lontano da qualsiasi istituzione, dal potere e dai privilegi ed interessi derivati. Si serviva di essi e richiamava a sé le sue battaglie e le rilanciava. A nome di chi e di che cosa? La Chiesa lo faceva a nome dei principi ideali e morali, la politica sospinta da interessi e dalla richiesta accelerata della società. E Marco Pannella? In realtà era abbastanza lontano anche dal suo partito. Il suo era un radicalismo autentico, altamente semplificato e personalizzato, incanalato sul binario democrazia (potere di popolo) e libertà (fiducia misurata sulla persona). In realtà la sua battaglia non era per la Legge sul divorzio o sull’aborto o l’eutanasia, ma sulla libertà di scegliere e lasciare la responsabilità e il peso della scelta di tre momenti essenziali della vita civile dell’uomo. Solo così potrebbe avanzare e migliorare la vita civile. Non sarà la legge che potrà salvare l’umanità ma l’uomo stesso. Così predica anche il Vangelo.
Raffaele Mazzoli