Anche il dibattito politico sta cambiando, sospinto più dalle circostanze che dal ripensamento delle discipline che lo compongono. La crisi in atto, che sorprende brutalmente i cittadini, dovrebbe stimolare la fantasia nel ricercare modalità e vie nuove per uscirne e l’emergenza povertà-lavoro costringere i partiti a far rientrare nel discorso la negletta morale per dare uno scossone all’annoso problema della questione sociale e delle riforme. Con la caduta delle ideologie il versante della destra e il versante della sinistra si sentono svuotati e smarriti. Molti si chiedono “il centro che fine ha fatto?”.
Subentra la tentazione di guardare al passato e la paura di guardare al futuro incerto. Ma il tempo della politica è indiscutibilmente il presente nel quale dovrà svestirsi e rivestirsi per ritrovare se stessa come tensione e come arte nobile della buona e civile convivenza.
Qualcuno osserva che la storia si legge meglio coi sentimenti e gli istinti piuttosto che con la mente e la ragione. Comunque c’è qualcosa in essa di costante per quanto riguarda le persone e la società (valori, regole, cultura, costumi…) che vengono da lontano ed hanno una comune origine. Da queste considerazioni di carattere generale rientrare nel concreto dell’attualità socio-politica non sembra facile. Resta però chiaro e forte il richiamo a lavorare insieme nel rispetto delle diversità scegliendo come metodo di sviluppo il dialogo invece della lotta. È in gioco l’immagine del nostro paese.
Ieri destra, centro e sinistra avevano riferimenti distinti e precisi e coordinate sicure su cui far scorrere i poteri, atteggiamenti e programmi. Avevano i loro intellettuali che facevano ponte tra teoria e pratica e relative verifiche. Oggi in Italia pullulano gruppi, lobby, correnti, cupole e quant’altro. Si creano situazioni caotiche e imbarazzanti. “Stampa e dintorni” si ergono a “direttorio” quasi agenda e pagella della onorevole prassi. Una deriva ed una dipendenza umiliante e sotto qualche aspetto salutare. È giunta l’ora inderogabile di cambiare. La storia si rivela sempre e dovunque una brava maestra. “Uscire fuori dal presente per conquistare il futuro”ha lo stile di un messaggio e la passione dell’Esodo e potrebbe essere un augurio. La Bibbia non cessa mai di essere profetica, non cessa mai di essere attuale, non cessa mai di stupire. Ci vuole intelligenza, volontà e senso del dovere, soprattutto onestà per capire la lezione.
Bisogna immettersi in una vera e propria conversione che parta dal cuore e si apra totalmente alla novità del dialogo. Come ripete spesso Papa Francesco. Se la lotta era l’anno vecchio, il dialogo è il nuovo. Auguri.
Raffaele Mazzoli
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