Nessun cenone di capodanno in Piazza del Popolo a Pesaro. E puntualmente arriva la polemica mediatica con lo scopo di commercializzare la notizia di turno: il comune si è dimenticato degli ultimi! Ma davvero la solidarietà di una città si misura col veglione dell’ultimo dell’anno offerto ai poveri? Certo è importante ma ci vuole altro. L’affamato – ha ricordato di recente il Papa – ci chiede dignità che non abbia lo stile dell’elemosina sbandierata. La Caritas diocesana per questo Avvento propone l’iniziativa “Ancora accanto” e nella medesima logica di prossimità e di vicinanza si muove il Banco alimentare (vedi articoli in pagina). Ma sono tante le storie di solidarietà nascosta di cui veniamo a conoscenza in redazione. Spesso i protagonisti ci chiedono di non parlarne per pudore. Di tanto in tanto facciamo uno strappo alla regola come in questo caso. Ed ecco allora alcuni piccoli gesti di ordinaria solidarietà nostrana registrati nel giro di un paio di giorni.
Un prete di Pesaro sceglie di regalare, per il compleanno della sua parrocchia, 120 pasti ai poveri servendoli con alcuni parrocchiani. Ottiene anche di tenere aperta la mensa diocesana nel giorno di chiusura: la domenica.
La seconda è la storia di una giovane moglie che, per ricordare il suo sposo deceduto nel 2013, a soli 30 anni, organizza con gli amici una serata di preghiera e beneficenza raccogliendo quasi 2mila euro per i poveri della città e per l’Africa. Infine la scelta di una nonna che, leggendo dalle colonne del nostro giornale la storia di due diciottenni pesaresi in missione tra i poveri del Perù, sceglie di destinare loro oltre mille euro.
La chiosa ci arriva dalle annotazioni di un altro prete di Pesaro in visita alle famiglie della sua parrocchia: «Avevo suonato: nessuno. Alla fine per scrupolo, dopo aver fatto il giro, sono tornato a bussare. E mi hanno aperto. Lei aveva il volto triste, lui non sembrava. Dopo aver salutato il bambino, domando: “Come va?” Mi risponde lui: “Peggio di così…! L’altro giorno sono stato licenziato; lei da cinque anni non lavora. In qualche modo farò, magari vado a lavorare all’estero”. Gli ho detto che un po’ di alimenti potevo procurarglieli attraverso la Caritas. Con dignità mi ha detto: “Finchè ce la faccio da solo, non voglio pesare su nessuno”. Poi ha preso il portafogli e mi ha dato tutto quello che aveva dentro: 37 centesimi. E si scusava. Ho preso volentieri quel ‘tesoro’, per provocare Gesù che ha detto: “Riceverete cento volte tanto”. E la Vita Eterna».
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