La civiltà di cui siamo parte soffre oggi una grave carenza di umanità. Di sintomi ce ne sono tanti.
Il collasso dei valori etici , rilevatosi nel dibattito sui vari temi della bioetica, vuole che si riparta dalla antropologia per ritrovare una piattaforma comune, vale a dire ricominciare dall’umano, che è in noi.
“Ci vuole un nuovo umanesimo” sembra la parola d’ordine che si eleva anche all’interno della comunità ecclesiale. Il pensiero va a quello rinascimentale, che ha come epicentro Firenze. Qui ebbe massima espressione proprio quel crocevia straordinario in cui si rivelò con chiarezza l’intimo legame tra la dipendenza dell’uomo da Dio e la sua capacità creativa.
Ma c’è una differenza abissale: ieri nel Dio della fede riscopre l’uomo, oggi invece se vuole salvare ciò che è rimasto di umano dovrà ritrovare Dio. Sarà un cammino lungo e difficile, non privo di delusioni. È in gioco il primato dell’uomo in tutti i sensi: politico, economico, sociale, soprattutto morale e civile. Si tratta di inventare una civiltà diversa, che vada aldilà di questa modernità. La voglia di camminare insieme, di assaporare il gusto dell’umano e dell’essere comunità e chiesa, in Italia nasce la proposta CEI di un convegno ecclesiale nazionale a Firenze nel novembre del 2015. “In Gesù Cristo il nuovo umanesimo” cercherà di leggere i segni dei tempi per capire lo smarrimento contemporaneo con uno sguardo cristiano in un momento in cui tutto sembra liquefarsi.
Si tratta di mettere in movimento indicando direzioni da intraprendere, in un epoca segnata dallo smarrimento, con lo stile che papa Francesco delinea in “chiesa in uscita” con la coscienza di sentirsi missionari in tutti i suoi membri secondo i propri ministeri, a cominciare dai battezzati. E ne abbiano coscienza. Luoghi privilegiati della missione saranno le “periferie esistenziali”. Gli ambiti della vita quotidiana (famiglia, scuola, creato, città, lavoro, emarginazione, povertà, rete…) sono divenuti in questi ultimi anni “frontiera” non da difendere creando “muri”, ma da far diventare “soglie” di incontri e di dialogo. A queste note importanti, rilevate dalla traccia del Convegno, si aggiunga che non basta a riformare una civiltà. È roba di decenni se non di secoli. E tuttavia strumento particolarmente utile affinché i soggetti-chiesa prendano coscienza della loro ministerialità e missione. Testimoni autentici dei tempi che corrono.
Raffaele Mazzoli