
FANO – Tentare di dare una risposta al problema della disoccupazione attivando iniziative, promuovendo e sostenendo l’imprenditoria giovanile. E’ questo l’obiettivo del Progetto Policoro presentato, mercoledì 24 aprile, al Centro Pastorale diocesano.
Sono sempre più allarmanti, in questo tempo di grave crisi economica e occupazionale, i dati registrati presso i Centri di Ascolto e l’Osservatorio delle povertà della Caritas, relativi alla disoccupazione in generale e a quella giovanile e femminile in particolare, con conseguente frustrazione, perdita di senso e di speranza e con allargamento e aggravamento della povertà di tante famiglie. La Caritas, che è l’organismo pastorale con il compito di promuovere, anche in collaborazione con altri, la testimonianza comunitaria della carità in risposta dei bisogni di chi fa più fatica a vivere e con prevalente funzione pedagogica, in questi ultimi anni ha attivato diverse iniziative e opere- segno, come il Servizio Civile, i Tirocini di formazione Lavoro, il Microcredito e Progetti 8xmille per ridare centralità alla persona e al lavoro e speranza per il futuro. Quando non c’è il lavoro, oltre ai problemi economici, si perde infatti anche la propria identità e dignità con conseguente impoverimento relazionale e spirituale. In questo contesto si inserisce il Progetto “Policoro” che ha una finalità essenzialmente educativa e una valenza di segno non assistenziale, senza la pretesa di risolvere il grave problema della disoccupazione giovanile.
Dal 1995, anno della sua nascita al Sud, “Policoro” ha visto però nascere oltre 500 tra consorzi, imprese e cooperative dando lavoro a circa 4000 giovani. Le principali linee di intervento di questo progetto sono tre. La prima è l’evangelizzazione (prima carità), ossia evangelizzare il lavoro e la vita. Poi formare ed educare ad una nuova mentalità nei confronti del lavoro, un lavoro che sia comunque attento alla dignità della persona. Infine l’esprimere impresa, far cioè scaturire innanzitutto l’imprenditoria personale – in modo che ogni giovane investa su se stesso – e far scaturire anche l’impresa come azienda o come cooperativa, dove i più giovani che riscoprono se stessi, la loro dignità, talenti e libertà, si mettono insieme, fanno germogliare questi segni concreti di speranza.
Il primo consiglio che diamo come Caritas, assieme alla Pastorale Sociale e del lavoro e Giovanile, è perciò quello di non scoraggiarsi, di avere fiducia, perché il Signore non ci abbandona mai. Un altro consiglio, coerente con il nostro metodo dell’ascolto, osservazione, discernimento e azione, è quello di formarsi, guardarsi attorno e mettersi quindi insieme agli altri, senza aspettare che il lavoro “venga dal cielo”: il lavoro lo dobbiamo costruire noi guardando dentro al nostro cuore e alle risorse e bisogni del nostro territorio, mettendo poi a frutto, in sinergia con altri, l’intelligenza ed i talenti che il Signore ci ha donato affinché li traffichiamo a vantaggio di tutti.
Angiolo Farneti, direttore della Caritas diocesana