
Ciao a tutti! A pochi giorni ormai dalla mia Ordinazione Presbiterale, riprendo la mia testimonianza, cercando questa volta però di suggerire, in base alla mia esperienza, alcuni consigli pratici per quei ragazzi o giovani che si sentono chiamati al sacerdozio ministeriale, ma allo stesso tempo avvertono la fatica di rispondere si, sia per motivi interiori che per condizionamenti esteriori.
Come ben sappiamo, un tavolo sta in piedi se ha almeno tre gambe; da quello che sperimento queste tre gambe per me sono: un’umanità matura, una preghiera costante e uno studio serio.
Provando a declinare questi tre aspetti per un ragazzo in ricerca vocazionale, mi permetto di suggerire tre piste pratiche.
Molto importante, direi fondamentale, per chiunque “sentisse la vocazione” è, secondo me, curare la propria umanità, partendo dalle proprie relazioni di tutti i giorni, verificando la propria capacità di creare relazioni belle, semplici e sincere; allo stesso tempo, riuscire a mantenere la propria identità e la propria interiorità. Per farsi aiutare e guidare poi, scegliersi un Padre Spirituale può essere molto importante, oltre le normali relazioni familiari e amicali.
Per quanto riguarda l’importanza della preghiera, provo a suggerire la partecipazione, per quanto possibile, alla Celebrazione Eucaristica quotidiana e la Preghiera della Liturgia delle Ore, che è la preghiera di tutta la Chiesa, oltre a spazi di silenzio interiore e Adorazione Eucaristica. Preghiera con e nella Chiesa aiuta a non sentirsi isolati e abbandonati ma parte integrante di una realtà immensa come quella della Chiesa Universale incarnata in una Chiesa particolare, dove io posso e devo fare la mia parte unica e irripetibile.
Pensando all’importanza dello studio nella mia esperienza, posso dire che per riuscire a rispondere alla propria vocazione, non si può prescindere dal vivere bene quello che intanto si vive, studio o lavoro, ricordando che “chi è fedele nel poco, è fedele anche nel molto” (Lc 16,10). Altra cosa poi non trascurabile è vivere la catechesi permanente e rimanere aggiornati e al passo con i tempi (viviamo nel mondo anche se non siamo del mondo).
Questo è quello che posso suggerire, sapendo che però Cristo non ci sceglie secondo le nostre capacità e talenti, ma, secondo la Sua misteriosa volontà, ci vuole plasmare a Sua immagine partendo dalla nostra semplice umanità; a noi sta riconoscere i doni ricevuti, ammettere i propri limiti ed essere docili alla sua opera e essere disponibili al cambiamento giorno dopo giorno, accettando le gioie e le fatiche della sequela.
don Gabriele Micci
1 commento
Per prima cosa, tante vivissime felicitazioni a don Gabriele Micci per la prossima Ordinazione Presbiterale.
Nel suo articolo riscontro una profonda umanità e, allo stesso tempo, una solida fede in Dio ed un amore maturo ed adulto per il prossimo.
Credo che il tratto umano, unito ad una solida preparazione culturale e ad una costante preghiera, rappresenti la dote principale di un sacerdote. Quando una parrocchia è poco frequentata, sia dai giovani che dai meno giovani, vuol dire che la capacità di relazione del parroco è venuta meno, quindi non basteranno tutte le prediche e le preghiere del mondo per riacquistare una relazione felice e proficua con i parrocchiani di tutte le età. Auguro a don Gabriele di mantenere costante nel tempo l’umanità che traspare dalle sue parole, questo anche quando sarà chiamato ad assumere incarichi di responsabilità nella parrocchia cui verrà assegnato.