
Lettera ai fedeli della Diocesi
Carissimi fedeli della Diocesi di Fano Fossombrone Cagli Pergola,
proprio in questi giorni, 5 anni fa, scegliendo il mio motto episcopale “Ego sum nolite timere” (sono io, non abbiate paura), non avrei mai pensato di doverlo rileggere alla luce di quanto accaduto e mentre attendiamo che la Magistratura chiarisca la posizione di un nostro sacerdote don Giangiacomo Ruggeri.
Santa Caterina da Siena nella lettera 291 al Papa…Urbano VI scriveva: “La giustizia senza la misericordia è più ingiustizia che giustizia, è tenebra crudele; la misericordia senza la giustizia è come mettere unguento su una piaga non pulita, non disinfettata. L’unguento non farebbe che infettare ancor più la piaga. Solo unite, l’una e l’altra insieme, ridanno sanità e vita.”…
Sento forte dentro di me lo strazio lancinante, un peso indescrivibile per quanto accaduto, lo sconcerto per le ipotesi di reato contestate e nel contempo il dolore per un mio e nostro fratello sacerdote, la vicinanza a chi è stato oggetto di abuso.
Oggi, nonostante tutto, Gesù ci dice ancora, coraggio sono Io, non abbiate paura; il Maestro ripete come allora queste parole straordinarie anche a noi Chiesa di Fano Fossombrone Cagli Pergola. Sentiamo il “forte vento contrario”, che scuote e mette in pericolo la barca, ma per il grande Mistero di cui siamo partecipi riconosciamo la Presenza del Signore che ci sprona ad aver coraggio perché Lui è con noi. Questa è l’unica certezza della Chiesa, situazioni come quella che stiamo vivendo ci ricordano in modo quasi prepotente che la nostra fragile umanità è stata scelta da Dio come via privilegiata della Sua presenza nella storia; il mistero dell’Incarnazione ha sigillato questa scelta irreversibile, ma quando noi uomini e donne non assumiamo pienamente la nostra umanità, quando non “facciamo pace” con i nostri limiti, quando pensiamo di sostituirci a Dio allora il cortocircuito è inevitabile.
Proprio domenica scorsa leggevamo nel Vangelo il comando dato da Gesù ai suoi discepoli di andare a predicare il Vangelo. Mi colpiva il fatto che Gesù non chiedesse a quel piccolo gruppo di uomini mezzi straordinari ma solo un bastone e un paio di sandali. Mezzi poveri ed essenziali perché il resto lo fa il Signore.
Anche a noi è chiesto in questo momento e sempre di mettere la nostra fragile umanità al servizio del Vangelo, poveri e insignificanti, fragili e peccatori, ma resi forti e risanati dalla parola del Vangelo che custodiamo gelosamente.
Questo è il tempo che ci è dato di vivere, e nonostante sia estremamente fragile perché affidato alla nostra umanità imperfetta, abbiamo ancora come Chiesa il compito di accogliere e annunciare il Vangelo; anche in questa ulteriore fatica dobbiamo accogliere Dio nella nostra fragile barca sbattuta dalle onde della tempesta, solo così potremo avere la certezza di non affondare.
Sentiamo – pieni di fiducia – la straordinaria forza dell’amore di Dio che rinfranca il cuore e anche in questo momento di prova riscopriamo un nuovo percorso di conversione, proviamo a rimpastare la nostra vita fidandoci unicamente di Lui che dopo 2000 anni sussurra al nostro cuore parole di speranza e di misericordia, “coraggio sono Io non abbiate paura”.
Dalla Residenza Vescovile di Fano, 17 luglio 2012
+Armando Trasarti
Vescovo di Fano Fossombrone Cagli Pergola
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Lettera di mons. Trasarti ai Sacerdoti della Diocesi, ai Consacratie ai Diaconi Permanenti
Carissimi fratelli e figli,
in questo momento di intenso e lacerante dolore per la vicenda di don Giangiacomo Ruggeri sento il dovere e la necessità di rivolgermi a voi membri del mio presbiterio…per condividere alcune riflessioni… e cercare nella parola del Vangelo quella luce che “splende nelle tenebre” certi che anche in questo momento“le tenebre non l’hanno vinta” (Gv 1,5).
Non posso e non voglio anticipare l’accertamento dei fatti e il giudizio che spettano qui sulla terra innanzitutto alla Magistratura, verso la quale va la nostra piena fiducia. Voglio ancora una volta manifestare la mia piena solidarietà a tutti coloro che soffrono per questa vicenda.
Santa Caterina da Siena nella lettera 291 al Papa Urbano VI scriveva: “La giustizia senza la misericordia è più ingiustizia che giustizia, è tenebra crudele; la misericordia senza la giustizia è come mettere un unguento su una piaga non pulita, non disinfettata. L’unguento non farebbe che infettare ancor più la piaga. Solo unite, l’una e l’altra insieme, ridanno sanità e vita”.
Per questo non vogliamo dimenticare il bene compiuto da questo nostro fratello in tanti anni di ministero, ne sottrarci al dovere di portare insieme a lui, in solido, il peso e la sofferenza per quanto accaduto.
Non possiamo mai dare per scontata la nostra fedeltà. Essa nasce come grazia, dono dall’Alto, e tale rimane; una grazia che s’incarna nelle nostre persone.
Proprio la nostra umanità è stata scelta da Dio come via privilegiata alla Sua presenza nella storia. Il grande mistero dell’Incarnazione ha sigillato questa scelta irreversibile. Dio ha assunto tutta la nostra umanità, anche la paura, la solitudine, il tradimento, la morte ignominiosa, affidandosi completamente al Padre nel momento del totale abbandono da parte degli uomini.
Qui nasce la nostra grande responsabilità, una responsabilità che portiamo nella nostra carne. Possiamo stupirci, non capire, ma questo è l’agire di Dio, la sua scelta libera e sovrana per raggiungere tutti gli uomini.
Comprendiamo allora quanto sia decisiva l’esortazione dell’Apostolo affinché “tutta la nostra persona, spirito, anima e corpo, si conservi irreprensibile per la venuta del Signore nostro Gesù Cristo” (1 Ts 5,23).
Impariamo a custodire noi stessi non solo a livello spirituale ma anche affettivo, fisico e psicologico. Le nostre relazioni, le nostre paure, le nostre preoccupazioni non sono estranee al nostro ministero. Faccio mia una bella riflessione suggeritami da una famiglia credente: “I preti sapranno rimanere in piedi solo se sapranno sostare a lungo in ginocchio!”.
Impariamo anche a custodire i fratelli. Il presbiterio non è semplicemente una realtà formale o liturgica, ma mistero, realtà nella quale Dio ci salva. Da ciò deriva uno stile di vita, un impegno di relazione, e perché no, di custodia reciproca. In questi ultimi mesi, durante la celebrazione della Cresima nelle parrocchie, ho chiesto ai ragazzi di custodire e di prendersi cura dei propri genitori.
Oggi mi sento di chiedere a voi, miei fratelli, di essere custodi gli uni degli altri, perché nessuno si senta solo, smarrito. Mentre rinnovo la mia disponibilità a Dio per essere il vostro vescovo spendendo tutta la mia povera vita per custodire il gregge che ci è stato affidato chiedo a voi tutti di accompagnarmi sempre con la preghiera, non solo nell’eucaristia ma anche nella quotidianità della vostra intercessione presso Dio. Vi invito ad accompagnarmi con il vostro consiglio, il vostro esempio, la vostra dedizione, la vostra amicizia.
Domando a Dio di far risplendere la luce nelle tenebre e di trasformare, come è suo stile abituale, un’occasione di dolore nella nostra Chiesa in una grande opportunità per ritrovare forza di annuncio, di proposta vocazionale, di testimonianza innazitutto nell’unità del presbiterio (vescovo e preti insieme) e nel coraggio di una carità senza finzioni verso tutti.
Un coraggio di annunciare e testimoniare il Vangelo con tutta l’umiltà che questa vicenda ci insegna; con quello spirito penitenziale che consiste nel saper percorrere la via della propria conformazione a Cristo senza scorciatoie o superficialità. Umiltà che ci ricorda il nostro essere legati alla terra, l’essere fatti di terra; penitenza che ci riconduce alla nostra chiamata alla vita in Dio in terra e in cielo.
Cinque anni fa, in questi giorni, con grande trepidazione sceglievo il mio motto episcopale “Ego sum nolite timere”, “Coraggio, sono io, non abbiate paura”: e i discepoli nella tempesta e con il vento contrario ritrovarono serenità riconsegnadosi al Signore.
Anche a noi sono rivolte oggi queste parole del Maestro che ci chiede di avere il coraggio, non la paura, e questo perché Lui è con noi.
Questa è l’unica certezza della Chiesa.
Vi benedico e vi abbraccio uno ad uno
Dalla Residenza Vescovile di Fano, 17 luglio 2012
+Armando Vostro Vescovo
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Comunicato del 13 luglio 2012
Avendo appreso, tramite formale comunicazione dell’Autorità competente, la notizia delle indagini a carico del Sacerdote Giangiacomo Ruggeri, di questa Diocesi, che hanno condotto alla sua custodia cautelare, il Vescovo esprime sconcerto e dolore per la gravità dell’accaduto e manifesta la sua piena solidarietà a chi è stato oggetto di abuso, con l’impegno di essere disponibile all’incontro e all’ascolto.
Le ipotesi di reato contestate, che andranno opportunamente verificate dalla competente Autorità giudiziaria, attengono comportamenti immorali su un minore.
Il Vescovo manifesta, inoltre, piena fiducia nell’operato della Magistratura e rinnovata solidarietà alla Comunità cristiana così dolorosamente provata. Per tutti prega perché il Signore illumini e conforti.
In conformità alla disciplina canonica e in particolare alle “Linee guida” della Congregazione per la Dottrina della Fede, si dispone, nei confronti del Sacerdote, la sospensione da ogni ministero pastorale e da ogni atto sacramentale, nonché la revoca immediata della facoltà di ascoltare le confessioni sacramentali.
Dalla Residenza Vescovile di Fano
13 luglio 2012
+ Armando Trasarti
Vescovo
1 commento
Belle e corraggiose parole, che molti altri vescovi in situazioni simili non hanno avuto. Solidarizzo fraternamente col vescovo Trasarti.
E’ anche un anticipo ad una struttura ecclesiale, più aperta anche a noi laici, più partecipata, più giusta. Un articolo de Il fatto Quotidiano titolava qualche settimana fa “Una Chiesa fondata sulla roccia, una curia (vaticana) fondata sulla sabbia”. La curia di Fano proprio non pare che lo sia.