CONSIDERAZIONI DAVANTI ALLA LAPIDE DEL PRIORE DI BARBIANA
Stesse emozioni, stessi pensieri grondanti dolore, stupore, indignazione per chi sale oggi, dopo 45 anni dalla morte di questo profeta, l’aspro sentiero del Mugello per arrivare alla canonica di Barbiana. Qui D.Lorenzo Milani è vissuto dal 1954 alla morte per cancro nel 1967. Il film di Castellitto ce ne dà una pallida idea. “Eppure i profeti sono tali non per l’estensione del territorio in cui si trovano a vivere né per le tante o poche persone che incontrano ma per il fuoco che portano dentro”. Arrivare a Barbiana nella canonica di S. Andrea dove si è svolto il dramma e la grandezza di un uomo, di un cittadino, di un prete per me è stata una emozione come quella provata andando ad Auschwitz. Ma che aveva fatto questo povero prete per essere confinato lassù lontano dal mondo, lontano dagli uomini ma non lontano da Dio? Abbiamo incontrato Francesco, uno dei suoi primi “6 ragazzi” della scuola di Barbiana: ha ancora nelle parole, negli occhi, nel cuore, la vita,gli esempi, gli insegnamenti senza sconti del loro “priore”. Ne parla come di uno di famiglia che ha lasciato a loro tutta l‘eredità. Tutto a Barbiana è rimasto come allora: quella lunga pancata in cui quei poveri figlioli potevano parlare di tutto, con la scritta sulla porta “I CARE” (di tutto mi interesso, tutto ho a cuore al contrario del motto fascista “me ne frego”) i grafici, le cartine costruite da loro stessi perché tutti a Barbiana erano scolari e insegnanti: il più grande di loro aveva 16 anni e il più piccolo 12 ma diceva Ferruccio che a casa aveva da accudire a 14 mucche “meglio allora la scuola che la merda…” C’è ancora il laboratorio con i vecchi attrezzi, perfino ci sono gli sci di legno rozzo costruiti a mano, e poi il pergolato, la piscina (in realtà un grosso vascone in cemento), la chiesina con le vetrate dipinte dai ragazzi. Qui i ragazzi di montagna, che la scuola pubblica bocciava, hanno imparato non delle nozioni, non gli dei della mitologia greca o latina… ma la vita, la libertà, la dignità di essere uomini e cittadini, la voglia di essere cristiani. Alla sera, quando questi adolescenti tornavano alle loro case sperdute sulla montagna, questo giovane prete pregava, preparava le lezioni per il giorno dopo e forse bagnava di lacrime le panche della chiesa litigando con il Signore come Giobbe. Abbiamo lodato Dio proprio davanti alla lapide semplice nel cimitero di Barbiana dove D. Lorenzo riposa in pace con altri 10 o 12 suoi parrocchiani, quella pace che egli ha sempre cercato già da vivo, per cui ha scritto ai giudici contro il servizio militare obbligatorio ed è stato condannato. I profeti sono così anche quando vanno contro corrente, quando s’indignano con i preti che trasformano le parrocchie in “ricreatorio”(rileggiamo un capitolo di fuoco di “Esperienze pastorali”- Lef- pag.131-161, per vedere come le idee di D.Milani sono attualissime). I profeti veri urlano e amano, parlano e costruiscono cieli nuovi e mondi nuovi, forse più da morti che da vivi. Nel bosco di Barbiana c’è anche una moderna Via Crucis. Ma sapete quali sono le stazioni? Ognuna di esse racchiude un articolo della Costituzione italiana! Un gruppo di Giovani di Trento con i loro preti animatori prendono il nostro posto nella visita guidata della scuola di Barbiana. Ce ne torniamo contenti chiedendoci tra quei tornanti come essere preti e profeti oggi sull’esempio di D. Lorenzo.
D. Piergiorgio Sanchioni