Venerdì 17 ottobre, nella parrocchia Santa Maria Goretti a Sant’Orso, l’Arcivescovo Mons. Sabdro Salvucci ha presieduto la Veglia Missionaria di Metropolia organizzata dai Centri Missionari delle Diocesi di Pesaro, Urbino e Fano. “Il Vangelo che abbiamo ascoltato – ha sottolineato Mons. Salvucci – mi ha fatto venire in mente un’espressione di don Primo Mazzolari che diceva così: “La speranza vede la spiga quando i miei occhi di carne non vedono che il seme che marcisce”.
L’Arcivescovo ha, poi, voluto raccontare ai presenti un’esperienza significativa che lui stesso ha fatto nel suo viaggio, lo scorso gennaio, in Etiopia per esprimere la forza del piccolo seme che riesce a diventare albero.
“Nei mesi di gennaio e febbraio ho visitato una scuola in una baraccopoli, a Kampala, in Etiopia, dove vivono ammassate migliaia di persone in baracche senza fognature né altri servizi essenziali. Al centro sorge, come una piccola oasi, proprio la scuola, sostenuta da una piccola ong, che ospita 700 bambini. Il direttore della scuola ci ha raccontato che, durante il genocidio in Rwanda, lui, che aveva dieci anni, sopravvisse mentre la sua famiglia venne sterminata. Riuscì a varcare il confine dello stato e venne ospitato in un campo profughi. La vita nel campo era difficile, mancava tutto, ma era tutto sommato una vita possibile. A un certo punto sentì dire da alcuni compagni che in città, a Kampala, si poteva fare fortuna, guadagnare soldi e avere un futuro diverso. Decise, allora, di partire da solo su un camion, ma quando arrivò in questa enorme città trovò una realtà completamente diversa. Fece il bambino di strada insieme a centinaia di bambini come lui, finché un giorno, per caso, incrociò un missionario spagnolo comboniano che gli chiese se volesse seguirlo. Da quel giorno la sua vita cambiò. Iniziò a studiare, conseguì la laurea e, grato per quello che la vita e il buon Dio gli avevano concesso, decise di insegnare e cambiare la vita di tanti ragazzi come lui. Un piccolo seme: l’incontro con un missionario è diventato un albero. Il suo sogno, però, non si ferma qui. In una scuola dove ci sono già 700 bambini, con classi da 100 bambini ognuna, il suo obiettivo è arrivare ad ospitarne 1.200 per torglierne il più possibile dalla strada. La sua soddisfazione più grande è vedere questi ragazzi raggiungere livelli e valutazioni pari se non migliori di quelli che frequentano scuole pubbliche e sicuramente più prestigiose e riconosciute. Questa storia – ha concluso Mons. Salvucci – ci ricorda l’autenticità del Vangelo”.


