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      Pesaro

      Venne dall’India fino a noi

      Paola CampaniniDi Paola CampaniniNessun commento3 minuti di lettura
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      Tanto affetto e tanta commozione nella chiesa di S. Matteo Apostolo, durante il funerale di padre
      Joah Paul Choorackal: una testimonianza trasparente della stima e dell’unità profonda che legavano
      al loro parroco le comunità di Tre Ponti, Roncaglia, Babbucce e Case Bruciate. Un sentimento
      condiviso anche da una famiglia molto più grande che, come ha detto l’arcivescovo Sandro,
      estendeva il suo abbraccio quasi a tutto il pianeta, partendo dall’India e giungendo fino a noi: erano
      presenti alle esequie, infatti, padre Zenon Hanas, rettore generale dei Pallottini, congregazione a cui
      apparteneva padre Joah, l’ex rettore Jacob Nampudakam, tanti confratelli indiani che hanno studiato
      e lavorato con lui e, soprattutto, molti parenti, tra cui il fratello George, che gli sono stati vicini in
      modo particolarissimo nel periodo di aggravamento della malattia, dando testimonianza di una
      famiglia molto unita.
      Singolare, ha ricordato il Vescovo, il percorso umano e spirituale di padre Joah, iniziato a una
      distanza geografica enorme: prima gli studi di teologia, di letteratura inglese e pedagogia; poi
      l’ordinazione sacerdotale e quindi il servizio soprattutto nel campo dell’educazione.
      Successivamente, nel 2015, dopo una richiesta inaspettata dei Superiori, la disponibilità a trasferirsi,
      a 48 anni, in un’altra parte del globo, nel nostro vecchio continente, per portare aiuto alla nostra
      Chiesa debole, per la quale non si è mai risparmiato.
      Viveva, infatti, sempre proiettato verso altri, con la sua umanità ricca e la grande sensibilità
      spirituale e pastorale. Anche durante la malattia, da lui accettata non come “disgrazia”, ma come
      “tempo di grazia”, non si lamentava mai e rivolgeva il suo pensiero più alla comunità che a se
      stesso, benché si sottoponesse con docilità e fiducia alle cure sanitarie.
      A questo proposito, l’arcivescovo Sandro ha espresso la sua riconoscenza “al personale medico e
      sanitario dell’eccellente reparto di ematologia dell’ospedale di Pesaro, al primario dott. Giuseppe
      Visani che si è preso cura di padre Joah con umanità e professionalità, mettendo in campo tutti gli
      strumenti terapeutici disponibili”.
      Si può dire, ha poi concluso, che la vita di padre Joah abbia incarnato l’esortazione di San Paolo a
      Timoteo: annuncia la Parola, insisti, rimprovera, esorta con ogni magnanimità e insegnamento,
      vigila attentamente, sopporta le sofferenze, compi la tua opera di annunciatore del Vangelo”.
      Al termine della celebrazione, Padre Zenon ha espresso un sincero ringraziamento alla comunità
      ecclesiale di Pesaro: “Ringrazio l’arcivescovo, i parrocchiani e tutti i sacerdoti per lo straordinario
      esempio di amore, solidarietà e sostegno che avete dato al nostro confratello Joah Paul. Nel difficile
      periodo della sua lunga malattia lo avete assistito sempre con la preghiera, avete fatto tutto il
      possibile per garantire la migliore assistenza medica e sostenere la sua lotta quotidiana. So che
      nessuna parola potrà esprimere l’immensa gratitudine che vi è dovuta. La nostra presenza qui ne è
      un modesto segno. Abbracciamo tutti coloro che la morte del nostro confratello ha riempito di
      dolore e sofferenza. Allo stesso tempo, preghiamo affinché si rafforzi la nostra speranza, secondo
      cui la vita dei discepoli in Cristo cambia ma non finisce. E quando il nostro pellegrinaggio terreno
      sarà terminato, vivremo alla presenza di Dio, nella pienezza della vita”.

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