La Città e l’Arcidiocesi si preparano a celebrare la solennità di san Crescentino che da oltre 1000 anni protegge la comunità, che è sempre stata ed è molto devota al martire di Città di Castello
Sabato 1° giugno Urbino si animerà come da secoli per la solennità di San Crescentino martire, patrono della Città e dell’Arcidiocesi. Il 28, 29 e 30 maggio, triduo in cattedrale alle 18 con messa ed omelia sul Santo. Venerdì 31, celebrazione della vigilia sempre alle 18. Il giorno della festa, alle 10 messa in duomo mentre il solenne pontificale si terrà come sempre alle 17.
Funzione. Gli ultimi sette anni sono stati contraddistinti da vari cambiamenti e novità: per tre anni, dal 2017 al 2019, la funzione si è tenuta a San Domenico per i lavori in cattedrale. Poi due anni di messa in piazza Rinascimento a causa dei distanziamenti imposti dalla pandemia. Nel 2022, il ritorno in duomo pur con le mascherine e l’anno scorso la prima celebrazione presieduta dal nuovo arcivescovo mons. Sandro Salvucci. La statua processionale di Crescentino, opera di Francesco Antonio Rondelli, attende ora nuovamente il popolo di fedeli nella sua nicchia del transetto destro, popolo che in queste occasioni non smentisce mai una massiccia presenza. Alla messa sono attesi i vari gruppi e associazioni cattoliche della diocesi, uniti per invocare l’assistenza del nostro patrono. Ad animare la liturgia, il coro diocesano.
Processione. A presiedere la funzione quest’anno, accanto a monsignor Salvucci, ci sarà anche l’arcivescovo emerito Giovanni Tani e un ospite d’eccezione: il cardinale Fernando Filoni, attualmente gran maestro dell’ordine equestre del Santo Sepolcro e già nunzio apostolico e prefetto della congregazione per l’evangelizzazione dei popoli. Il cardinale, originario della provincia di Taranto, ha ricoperto molti incarichi, dalla Giordania all’Iraq, dalle Filippine alla presidenza del dicastero deputato al governo di tutti i missionari nel mondo, periodo durante il quale ebbe contatti con Urbino per il programma di studi estivi che riguardava decine di sacerdoti stranieri, alcuni anni fa. Dopo la messa, La statua del Santo uscirà quindi dal duomo per il tradizionale percorso che passerà in piazza Rinascimento, via Salvalai, corso Garibaldi, piazza della Repubblica e via Veneto. Tre le soste che farà la statua per benedire l’università, i monasteri e la città, accompagnata dalla banda di fiati della Cappella Musicale del Santissimo Sacramento.
Devozione. Non mancheranno i consueti garofani rossi, tanto amati dai fedeli che usano prenderne uno al termine della funzione per portarlo a casa e tenerlo, quasi come una reliquia, un frammento di Crescentino che ognuno porta con sé. La devozione per il patrono ha radici molto antiche, fin da quando il vescovo Mainardo ottenne dall’omologo di Città di Castello le spoglie del martire morto in Umbria in epoca romana. Il cranio però rimase là, dove ancor oggi è visibile in una teca esposta nella cripta. Da quel momento il culto non si arrestò mai, vivendo periodi di maggior intensità come in occasione dell’occupazione francese di fine settecento, quando a Crescentino si attribuirono dei miracoli in difesa della città. Le sue reliquie riposano sotto l’altar maggiore, e dei frammenti in alcuni reliquiari trasportabili, usati per le processioni.