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      Home » “La famiglia è la prima chiamata”
      Fano

      “La famiglia è la prima chiamata”

      Marco GaspariniDi Marco GaspariniNessun commento4 minuti di lettura
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      Si è tenuta, da venerdì 14 a domenica 16 aprile, al santuario San Giuseppe di Spicello, la tre giorni di esercizi spirituali per giovani famiglie organizzata dalla Pastorale Familiare Diocesana. A proporre alcune riflessioni don Egidio Tittarelli, responsabile Pastorale Familiare di Macerata,  che si è soffermato sul brano di Vangelo di Giovanni 11 (la resurrezione di Lazzaro).

      Lazzaro. “Dobbiamo saper vivere da risorti oggi, non domani, Dio ci vuole con Lui vivi e ci dice come a Lazzaro: Vieni fuori!”. “Il brano di Giovanni – ha detto don Egidio – ci suggerisce come Gesù non è estraneo alle nostre vite, alle nostre case,  c’è una amicizia e una relazione con le nostre famiglie. Il sacramento del matrimonio ha radici nella presenza di Gesù nelle nostre case come fu presente a casa di Lazzaro, Marta e Maria. Stare è molto di più che passare, Gesù sta con noi non è di passaggio, dunque non possiamo chiuderci in noi stessi ma dobbiamo aprire il cuore a Dio con umiltà chiediamo la presenza del Signore e dei fratelli nelle nostra vita. Stare con Gesù non è intimismo ma è vivere la comunità,  condividere, non si può stare dietro alle pratiche religiose ma bisogna aprirsi alla comunione. Gesù era un grande amico di Lazzaro eppure di fronte alla chiamata che lo informava della sua condizione non si mette subito in moto ma attende due giorni prima di raggiungere l’amico, questo atteggiamento di Gesù ci ricorda che non possiamo sempre correre, dobbiamo imparare la fatica di “stare dentro ad una amicizia”, ad una comunione.

      Famiglia. La famiglia è la prima nostra chiamata poi ci possiamo dedicare al fare, occorre equilibrio tra lo stare e l’andare! Gesù avrebbe potuto guarire Lazzaro invece interviene tardivamente per far si che gli altri credano. Credere non è una questione intellettuale, ma di vita che ci educa ad affrontare le situazioni del vivere”.  Infine don Egidio parlando del rapporto con la morte ha voluto sottolineare  come viviamo un trauma se non affrontiamo la morte non il contrario, la resurrezione è il nostro oggi e tutti siamo già risorti con Cristo Gesù che chiede alle nostre comunità di toglie le barriere del sepolcro.

      Amore. Nella seconda parte del ritiro il diacono Carlo Berloni, direttore con la moglie Nicoletta del servizio di Pastorale Familiare diocesana, si è soffermato sul tema dell’amore come massima forma di amicizia. Dio ci ha scelti insieme come coppie – ha ricordato Carlo – siamo chiamati da Dio e non solo tra noi, dobbiamo ricordarci di questo. Il nostro cammino di famiglie non può essere fatto da soli, occorre tornare a Lui cercando sempre il bene dell’altro, la sincera ricerca del suo bene senza rintanarci nei nostri bisogni individualisti, serve un equilibrio tra il bisogno per se e il donarsi all’altro, senza mai sbilanciarsi troppo.

      Lavoro. Il secondo aspetto della riflessione ha toccato invece il tema del “tempo del lavoro”. Il lavoro non è solo quello fuori di casa, bisogna riconoscere che il lavoro domestico è ugualmente importante e non può gravare solo su una persona. Ricordiamoci anche che al centro della vita c’è il sabato, il lavoro è finalizzato alla festa e non a se stesso, il sabato dona senso alla vita e al lavoro. Gli esercizi si sono conclusi con la celebrazione eucaristica presieduta dal vicario generale don Marco Presciutti che nell’omelia ha ricordato come Gesù è il dono più grande, la fede è qualcosa di comunitario di ecclesiale, la si vive nella fraternità e in essa riconosciamo la presenza di Dio.

      Non si cammina da soli, anche l’avventura del matrimonio non si vive da soli c’è bisogno di amici con cui condividere le responsabilità.

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