Ormai da diversi anni, il giovedì che capita durante la Settimana di preghiera per l’Unità dei cristiani è occasione di un incontro fraterno tra i sacerdoti delle tre Diocesi insieme ai loro Vescovi e alle delegazioni di altre Chiese cristiane. Quest’anno, come di consuetudine a Fano presso il Centro pastorale, l’incontro si è svolto giovedì 19 gennaio. Presenti i tre Vescovi della Metropolia e tanti sacerdoti (circa un centinaio) con una sorpresa al momento del pranzo, offerto dalla Diocesi di Fano: una ventina di giovanissimi ortodossi arrivati alcuni giorni prima dalla Romania. Tre persone d’eccezione ci hanno guidato con le loro testimonianze di vita nella mattina vissuta insieme, il Vescovo della Chiesa cattolica di Rito latino di Timisoara Mons. József-Csaba Pál, il Vescovo ausiliare della Chiesa cattolica di Rito greco di Lugoj, Mons. Calin Ioan Bot e il Consigliere Vicario del Vescovo Ortodosso di Caransebes, il Rev. do Sacerdote Alin Campean.
Testimonianze. Dopo l’introduzione del Vescovo Armando sull’ascolto, le testimonianze di amicizia, vita fraterna, ecclesiale ed ecumenica dei tre ospiti d’eccezione. Siamo rimasti senza parole per la freschezza, verità e concretezza delle testimonianze ascoltate. La Romania ha vissuto durante il periodo comunista del dittatore Ceausescu una storia molto buia dura e difficile, specialmente per le Comunità cristiane Greco Cattoliche, forzatamente estinte con requisizione dei loro beni immobili e reclusione in carcere o domicilio coatto dei loro Vescovi e Sacerdoti. Di questi Vescovi, ben sette, hanno conseguito la palma del martirio. Persecuzioni e ferite così profonde, inflitte dal regime comunista, hanno purtroppo visto complice diretto o indiretto anche qualche rappresentante della gerarchica della Chiesa Ortodossa rumena dell’epoca. Tutto questo avrebbe potuto produrre solo risentimento, desiderio di vendetta. E invece i tre testimoni ci hanno raccontato un’altra storia: di perdono, di fraternità convinta, di ristabilimento, anche se parziale, della giustizia dopo i torti subiti. Questa via dell’ecumenismo si chiama la via dell’amore che ti chiede di fare il primo passo perché un Altro ha fatto e fa sempre il primo passo per te dal giorno della Sua morte in croce e della Sua risurrezione.
Bussola. L’unità è il cuore del Vangelo e la bussola per grazia di Dio è rimasta ben orientata in questa direzione. E dove starebbero gli esercizi di fraternità? Direi innanzitutto nell’ascolto, cordiale e aperto. Un secondo passo di questi esercizi ecumenici può essere il passare a prestare “la brace” del fuoco dell’amore da una vicenda personale o ecclesiale in cui l’amore è vivo, grazie allo Spirito Santo, ad un’altra dove l’amore langue perché ferito e disfatto. Gli spigoli rimangono, il mondo non può essere tutto tondo ma la fraternità, vissuta così come ci è stata testimoniata, può fare apprezzare e guardare diversamente, anzi valorizzare, anche gli spigoli.
Grazie anche a don Francesco, Vicario pastorale, per avere moderato la mattinata e condotto con sapienza questi “esercizi” di fraternità e di sinodalità.