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      Festa del Sacro Cuore

      Redazione di UrbinoDi Redazione di UrbinoNessun commento3 minuti di lettura
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      Grande partecipazione da tutta Italia per la celebrazione che si è svolta per la prima volta all’interno del Santuario

      Grande commozione e stupore nei volti dei tanti pellegrini, amici di don Elia Bellebono, provenienti da Svizzera, Lombardia, Emilia Romagna e Marche, cui si sono uniti molti urbinati, per partecipare, nella ricorrenza della festa del Sacro Cuore, alla solenne celebrazione che si è svolta per la prima volta, all’interno del Santuario. Un’emozione indescrivibile vedere questa maestosa e agognata struttura. Una ricorrenza, sempre molto partecipata, che si ripete da più di 30 anni, e trae origine dal servo di Dio, don Elia Bellebono che, oltre mezzo secolo fa, venne esortato dal Signore, a costruire una chiesa, dedicata al Suo Cuore Sacratissimo. Per poi nel 1973 indicargli come luogo, la città di Urbino.

      Lavori. Tanta soddisfazione tra i partecipanti, nel vedere il completamento dei lavori interni, ovvero gli impianti audio, elettrico, idrico, geotermico, la collocazione degli arredi e dell’organo, nonché l’ordinata sistemazione esterna delle aree verdi e dei parcheggi. Ora manca, come ha sottolineato il Presidente della Fondazione dott. Pino Cucco, «una Casa di spiritualità, come ha più volte ripetuto don Elia, per i giovani e gli universitari che sono come pecore senza Pastore». La struttura esteriore è pronta, ma se ci fermassimo qui tutto sarebbe vano: ora necessita la parte più importante, ovvero la nostra conversione, per fare in modo che il Sacro Cuore possa parlarci delle emozioni di Dio. Prima della solenne celebrazione è stata benedetta la statua in bronzo, collocata davanti al Santuario.

      Mons. Tani. «Tutti voi – ha detto l’arcivescovo – ed in particolare coloro che vengono da lontano, contribuiscono a mantenere questo ponte ideale che unisce la terra natale di don Elia a questa terra urbinate dove il Signore lo ha condotto, secondo i suoi insondabili disegni». Quindi Mons. Tani ha ricordato i tempi difficili e impegnativi che viviamo: prima la pandemia che ha seminato tante sofferenze e molte vittime, ed ora la guerra. «Una guerra – ha aggiunto – che, come le precedenti che hanno insanguinato l’Europa è combattuta da due eserciti formati da battezzati! Figli di Dio contro figli di Dio. Aggressori e vittime. Pertanto la prima intenzione che ci raccoglie è proprio la preghiera rivolta al Sacro Cuore di Gesù perché ponga fine a questo conflitto». Quindi l’arcivescovo ha ricordato il cammino sinodale della Chiesa con il quale si chiede come essere segno e strumento dell’amore di Dio verso tutti, proprio in un tempo in cui c’è un’incapacità di capirsi fra tanti, giovani e meno giovani, e la Chiesa.

      Chiesa. «Ma c’è un’indicazione – ha aggiunto Mons. Tani – un verbo che ci ha indicato Papa Francesco, ossia quello di “uscire”. Se aspettiamo non vengono. Anche il Vangelo parla di uscire. Il pastore esce per cercare la pecora che si è smarrita. La conversione avviene perche il pastore è andato a ricercare la pecora. Come è successo a tante persone che si sono convertite perché non hanno rifiutato l’invito del Signore che giungeva tramite don Elia. Chiediamo al Sacro Cuore di far sentire la sua voce ai giovani perché impostino la loro vita nella libertà che si può trovare solo in Cristo». Tra le autorità presenti abbiamo raccolto una raggiante dichiarazione dell’ing. Carlo Ripanti che con i suoi colleghi dell’Interstudio ha progettato e seguito i lavori: «Eccolo! Il sogno di don Elia Bellebono, voluto dal Sacro Cuore, si è realizzato, nonostante le tante avversità incontrate durante il cammino. La volonta del Signore supera ogni ostacolo»

      Di Giuseppe Magnanelli

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