URBINO – Sabato scorso 24 ottobre è davvero stata una data storica per la chiesa di Urbino: dopo appena tre settimane di lavori, precedute da un intervento preliminare alla ‘linea vita’ e seguite da alcuni ritocchi, si è inaugurato, ad arricchire ancor di più l’apertura dell’anno pastorale, il nuovo impianto di illuminazione del duomo. All’accensione delle luci, operata a comparti, dal presbiterio alle navate, dalla cupola alle volte, passando per i Barocci e gli angeli di stucco, è stato tutto un susseguirsi di nasi all’insù, alla scoperta del particolare mai notato in precedenza, in quanto per la prima volta tutta la basilica ha subito un intervento unitario che tra gli obiettivi si poneva quello di dare un’illuminazione completa e puntuale della basilica urbinate, un illuminazione che non c’è mai stata dall’epoca della luce elettrica. Ci dà qualche dettaglio in più l’ingegner Mario Torchio, il progettista chiamato dall’arcivescovo Tani specializzato nella creazione di impianti illuminotecnici per le chiese e le strutture museali più svariate di tutta Italia.
Ci illustra le innovazioni del nuovo impianto?
<<Rispetto al precedente, risalente al 1996, quello attuale consente un livello di illuminamento che a seconda delle zone è triplicato o anche quadruplicato. Nello stesso tempo i consumi scenderanno da circa 22 kilowatt a soli 7, con il tutto acceso: i tipi di lampade utilizzate permettono questo duplice vantaggio, che abbiamo sfruttato al massimo posizionandole nei punti strategici, ad esempio in corrispondenza dei pilastri, nelle volte, verso le tele.>>
Quali sono i nuovi corpi illuminanti?
<<I 146 led che abbiamo installato sono di ultima generazione, e sono loro i responsabili dei bassi consumi pur garantendo un’adeguata illuminazione. Abbiamo poi affiancato 24 fari a ioduri, che oltre a emettere una luce più calda è usato nei punti dove serve un raggio più potente. Infine, dove le antiche lanterne e i bracci lignei lo imponevano, le lampadine a incandescenza sono state rimpiazzate da piccoli led esteticamente compatibili.>>
Quali erano gli obiettivi che si è prefissato?
<<Il duomo necessita di attenzioni e accorgimenti che una chiesa che è anche scrigno di opere d’arte merita di avere: una delle modalità future di accensione infatti sarà quella “museale”, che permetterà una illuminazione di tutte le tele e le statue di stucco. L’obiettivo è stato raggiunto illuminando meglio tutti i quadri e le volte delle navate, prima abbastanza buie. La cupola è stato un altro punto che ha beneficiato di numerosi nuovi fari, che dai quattro tondi con gli evangelisti fino alla sommità la rendono visibile anche nelle ore notturne. Molta attenzione è stata posta nel complesso a non puntare alcun faro in direzioni che potessero ‘abbagliare’ i fedeli o i sacerdoti. Infine, alcuni nuovi punti luce sono al servizio di particolari luoghi liturgici, come l’ambone o il crocifisso centrale o di momenti speciali come può essere l’adorazione eucaristica.>>
A livello di accensione ci sono cambiamenti?
<<Abbiamo installato una pulsantiera domotizzata (spostandola dalla brutta posizione precedente nella crociera fino all’interno della sacrestia) che permetterà con un solo click di accendere determinati fari, il tutto in base all’uso che si vuol fare in quel momento del duomo; fermo restando che ogni gruppo è sempre utilizzabile singolarmente. Con i miei collaboratori, Alfonso Iuliano, Giuliano Magnani e Marco Di Marco, abbiamo studiato a puntino ogni possibile combinazione, da quella ‘celebrazione solenne’ a quella ‘solo transetto’ e via dicendo. Tutto ciò vuole creare la giusta differenza tra i vari luoghi della basilica, pur mantenendo una morbidezza di fondo che speriamo creerà d’ora in poi il giusto clima per ammirare le bellezze artistiche e per fermarsi a recitare una preghiera.>>
Giovanni Volponi