Profonda umanità, delicatezza d’animo, ascolto gentile, molti sorrisi. Molte strette di mano (forti, decise, prolungate). Qualche carezza. Questo, e molto di più, è stato l’ingresso dell’arcivescovo Sandro Salvucci, domenica scorsa, nella sua nuova “casa”: la Chiesa che è in Sant’Angelo in Vado.
Il vescovo Sandro ha varcato la soglia della sua concattedrale partendo dalla chiesa di Santa Maria extramuros, dove ad attenderlo vi erano, oltre che un nutrito numero di fedeli, il sindaco Stefano Parri, il parroco don Fabio Pierleoni ed il vice parroco don Franki, che hanno portato i saluti istituzionali. Da qui poi, mons. Sandro, si è recato in processione nella sua nuova concattedrale dedicata a San Michele Arcangelo, qui ad attenderlo in festa tanti piccoli chierichetti, ed una chiesa gremita di fedeli, che insieme alle varie associazioni locali, confraternite e dal coro polifonico Mercuri hanno animato una celebrazione eucaristica molto semplice ma intensa e partecipata.
La giornata è proseguita con un momento conviviale seguito poi dalla visita guidata alla Domus del Mito, un’importante area archeologica subito fuori le mura del paese, venuta alla luce negli ultimi 50 anni, fiore all’occhiello di Sant’Angelo in Vado, ed un visita alla casa di riposo Wilma Clementi.
Qui gli anziani ospiti hanno accolto commossi e gioiosi il nostro pastore. Un luogo della fragilità, perché siamo fragili, vulnerabili, siamo creature. Ma in questo luogo, tutti insieme, abbiamo celebrato la fraternità umana, la solidarietà, la cura, la compassione. Una vera e propria cattedrale della carità e dell’amore. Agli ospiti e agli operatori, mons. Sandro ha voluto dedicare un saluto, così uno ad uno tutti hanno potuto raccontare qualcosa di sé.
Non lasciando indietro nessuno, infatti girando camera per camera mons. Sandro ha salutato e benedetto tutti coloro che non erano nelle condizioni di potersi muovere. Perché la nostra Chiesa, , soprattutto oggi, ha bisogno di saper comunicare il Vangelo parlando le lingue dell’uomo contemporaneo; ha bisogno di profezia, ha bisogno del coraggio di osare e cercare percorsi nuovi; ha bisogno di una fede capace di sognare l’impossibile; ha bisogno di una diaconia che sappia spendersi per gli ultimi. Ma senza questo amore, ci ricorda san Paolo, tutto è nulla. Amore, speranza, e coraggio che mons. Sandro ha saputo trasmettere a tutti coloro che hanno avuto la possibilità di vivere questa importante giornata.