Di ritorno in Uganda dal viaggio “missionario” fatto in Italia con un gruppo di giovani della Diocesi di Moroto, Karamoja (Uganda), sento forte il desiderio di raccontare alla mia diocesi di Urbino qualcosa riguardo a questa esperienza.
Circostanza provvidenziale. Questo viaggio è stato innanzitutto un evento provvidenziale per conoscere meglio questi giovani con cui ormai da due anni lavoro per la pastorale giovanile della diocesi di Moroto. È poi stata un’esperienza speciale perché questo viaggio “missionario” è avvenuto nel mese di aprile, proprio il mese in cui 90 anni fa è arrivato in Karamoja il primo missionario cattolico. Sono ancora pochi novant’anni di evangelizzazione, di semina del vangelo. Questo seme ha bisogno ancora di tanta cura e di tanta passione per entrare sempre più in profondità per far sì che l’amore di Dio prenda corpo e rinnovi le persone e contribuisca, così, a costruire di tanti popoli l’unica famiglia dei figli di Dio.
90 anni dopo. Oggi la giovanissima chiesa di Moroto, in Karamoja, ha “inviato”, per mezzo di Africa Mission, 12 giovani in Italia perché dicessero il loro grazie per il dono della fede ricevuto e, nello stesso tempo, per essere loro stessi testimoni presentando la fede che anima le loro vite. E’ stato un incontro bello e costruttivo, che ha arricchito sia la giovane chiesa di africa che la nostra antica chiesa italiana. Noi abbiamo potuto godere della freschezza, della gioia, della fede africana; loro hanno avuto la possibilità di ammirare la ricchezza delle opere di carità e di bellezza che nel lungo tempo la fede cattolica ha saputo produrre ed hanno potuto, per un po’, abbeverarsi alla sorgente di questa fede. E questa gioia è stata manifestata, in modo particolare, con il canto e la danza, due espressioni caratteristiche nella vita di questo popolo. Canti e danze sono il modo di stare insieme, di vivere le loro relazioni, di celebrare i loro incontri e le loro feste. Non è pensabile un vero incontro con Gesù, con il Signore della vita, senza danzare e senza cantare.
Magistero e testimonianze. Papa Francesco ci ha ricordato l’importanza di questa caratteristica della fede cristiana, proprio all’inizio dell’Esortazione Apostolica “Evangelii Gaudium” scrive: “la gioia del vangelo riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù. … Con Gesù Cristo sempre nasce e rinasce la gioia” (EG 1). In un incontro che abbiamo avuto, una signora ha chiesto a questi giovani: “Perché cantate e danzate sempre? Come fate ad essere così gioiosi?”. Uno di loro ha risposto così: “Nella nostra vita quotidiana incontriamo tanti problemi, e troviamo molte difficoltà. Sono tante le sfide che incontriamo. Allora cosa fare? Rinnoviamo la nostra fiducia nel Signore, stiamo insieme e cominciamo a cantare e danzare. Così la vita ritorna a sorriderci”. Questo legame con le diverse chiese, che esprime la cattolicità del nostro essere cristiani, diventi sempre di più il vincolo e l’esperienza che arricchisce la nostra fede.
Don Sandro De Angeli
Sacerdote “fidei donum” nella diocesi di Moroto (Uganda)