“La Shoah dei bambini nell’Europa nazista 1939-1945” è stato il tema dell’incontro che si è tenuto mercoledì 25 gennaio, in occasione della Giornata della Memoria, alla Mediateca Montanari, iniziativa che fa parte del progetto Istituto di Storia Contemporanea della provincia di Pesaro e Urbino (ISCOP) “Educare alla storia: una scuola di cittadinanza” realizzato con il patrocinio e la collaborazione del dell’Assessorato ai Servizi Educativi, alle Biblioteche e alla Memoria del Comune di Fano.
Memoria. Incontro che ha visto la partecipazione del Consiglio Comunale e che ha avuto come ospite d’eccezione il professor Bruno Maida docente di Storia Contemporanea al dipartimento di Studi Umanistici dell’Università di Torino. Dopo i saluti della presidente del Consiglio Comunale, Carla Cecchetelli, che ha sottolineato come debbano essere proprio i giovani a fare in modo che le testimonianze delle persone che hanno vissuto la tragedia della Shoah non vadano disperse, dell’assessore Samuele Mascarin che ha messo in evidenza l’importanza di costruire percorsi di memoria con tutta la comunità, del Sindaco Massi Seri che ha voluto focalizzare l’attenzione sull’importanza di non banalizzare le tragedie perché se si semplificano rischiano di diventare replicabili, del presidente della Provincia Giuseppe Paolini che ha affermato l’obbligo di trasmettere ai giovani ciò che noi abbiamo ascoltato dai testimoni per mantenere viva la memoria, la parola è passata al professor Maida introdotto da Marco Labbate vice presidente ISCOP.
Bambini. Il professor Maida ha riportato alla memoria dei presenti alcune storie di bambini che hanno vissuto, in prima persona, le leggi razziali, l’isolamento e per 900 bambini anche la deportazione nei campi di concentramento. Maida si è soffermato soprattutto sull’impatto psicologico che le leggi razziali hanno avuto sui bambini. “La Shoah – ha affermato – non fu un punto nel tempo, ma un processo che fu uguale per tutti, tranne per i bambini perché coincise con la loro crescita e con la loro formazione. Le leggi razziali furono per loro l’inizio di una storia di abbandono: abbandono delle proprie classi, dei genitori, degli amici. L’unico luogo in cui possono stare è la casa che diventa, a poco a poco, una gabbia. Furono colpiti da una insicurezza profonda sempre in attesa di un imminente catastrofe”. Il professor Maida ha ricordato come non solo la Shoah ma tutti i genocidi partano sempre dall’eliminazione dei bambini. “Dobbiamo tenere bene a mente – ha concluso – tre cose fondamentali: la prima che le storie dei bambini sono sempre anche storie genitoriali; che i bambini non sono soggetti passivi, ma sono protagonisti. Infine ricordiamoci sempre della nostra responsabilità. Quando siamo di fronte a delle scelte è necessario capire, innanzitutto, come comportarci quando accade qualcosa intorno a noi, poi chiederci come ricordare”.