Un litorale di 27 km lungo cui corre l’antica via Domiziana in direzione di Napoli, questa è Castel Volturno. Negli anni ’60 meta di vacanze della facoltosa borghesia del centro-sud Italia e ora casa di più di diecimila migranti, soprattutto nigeriani e ghanesi. Una realtà molto complessa, dove tuttora giungono molti migranti e in cui la voglia di integrazione e riscatto di tanti giovani si scontra con la malavita locale.
Missione. Dal 27 al 29 dicembre un gruppo di dieci giovani animatori del Centro Missionario della Diocesi di Fano Fossombrone Cagli e Pergola ha deciso di salire in macchina e recarsi proprio a Castel Volturno, dove una piccola comunità di Missionari Comboniani cammina insieme a queste persone, cercando di accompagnarli nel difficile percorso di integrazione e accoglienza. Sotto la guida di padre Daniele Moschetti e padre Filippo Ivardi, i ragazzi del Centro Missionario hanno vissuto alcuni giorni in una realtà ricca di testimonianza evangelica.
Vedere. Prima di tutto c’è stato il vedere: un lungo pomeriggio passato tra i luoghi significativi di Castel Volturno, come per esempio la strada dove nel 2008 sono stati assassinati dalla camorra sette migranti ghanesi, un gesto dimostrativo da parte della malavita locale; oppure la frazione di Destra Volturno dove giornalmente i missionari lavorano per l’integrazione delle comunità locali con corsi di italiano e doposcuola. Vedere e toccare quindi, camminando in un paese fatto spesso di scheletri di edifici e degrado, dove regna l’abusivismo spesso associato al riciclaggio, e dove tanti migranti hanno trovato alloggio anche grazie ai bassi prezzi che riescono a spuntare sugli affitti, accessibili anche alle loro misere paghe da braccianti agricoli in nero, senza nessun tipo di contratto e tutela, e per vivere in case senza alcun servizio essenziale.
Incontro. Poi c’è stato l’incontro: testimonianze forti di coraggio. Appiah, partito ancora minorenne dal Ghana, ha attraversato il deserto con quarantanove compagni: solo in cinque sono riusciti a raggiungere la Libia, gli altri dispersi nel deserto. Poi le carceri libiche, la fuga, il lavoro nero nei cantieri edili libici e l’attraversamento del mare, tre giorni a bordo di un gommone. Ora fa il mediatore culturale per l’Associazione Black&White dei Missionari Comboniani, ma vorrebbe che nessuno mai più affrontasse quello che lui ha dovuto affrontare. Blessing invece è partita dalla Nigeria, le avevano promesso un lavoro, e il lavoro era la strada, ma lei non lo sapeva. E’ riuscita a scappare ma tante come lei non ce l’hanno fatta. Ora ha due figli.
Testimonianze. Ma anche testimonianze di luce in una terra martoriata. Alfonso, giovane professore, che dedica il suo tempo libero andando sulla strada ad incontrare le prostitute per soccorrerle nei loro bisogni essenziali e cercando di liberarle dalla schiavitù dei loro padroni. Nell’ultimo giorno, nella parrocchia di San Nicola a Casal di Principe, i ragazzi del Centro Missionario hanno potuto incontrare don Franco, successore di don Peppe Diana, e Augusto, testimone oculare dell’omicidio, che hanno raccontato uno spaccato di quegli anni. Dopo questi incontri, queste testimonianze, non può che restare dentro una scelta di impegno, una scelta per la giustizia, una scelta di parlare apertamente contro ogni potere in qualche modo legittimato o illecito che operi contro la dignità umana.