Con queste parole Gesù rivela a Francesco d’Assisi la sua vocazione più profonda: riparare la Chiesa. Non l’edifico ma la comunità.
Riparare. Riparare è una parola bellissima, piena di speranza. Significa ricreare, elaborare, cambiare. Si ripara un torto, un errore, una mancanza, un guasto o anche una dimenticanza e perfino una colpa; si può anche riparare un progetto, qualcosa del creato che abbiamo rovinato e tanto ancora. Riparare è l’opposto di rottamare. Riparare può essere quell’occasione preziosa, soprattutto nelle relazioni, per far crescere l’Amore. Così può essere anche il riparare le situazioni, i rapporti: può diventare l’occasione per renderli nuovi e più preziosi.
Se guardiamo alla storia della Salvezza ci rendiamo conto che essa non è altro che tutto ciò che Dio ha fatto e fa per riparare alle scelte dell’umanità fin dal sul inizio.
Diacono. Credo che così possiamo capire perché Francesco è stato diacono nella Chiesa. Perché questo è il ministero dei diaconi: essere presenti là dove serve a rendere la Chiesa, sposa di Cristo, “senza macchia né ruga”, come scrive l’apostolo Paolo agli Efesini (5,27).
Il ministero del vescovo e del suo presbiterio lo si può comprendere come garanzia di unità con la Chiesa universale, il vescovo di Roma, garanzia di unità attorno alla parola e all’eucarestia, di fedeltà a quella Chiesa, fondata da Gesù con gli apostoli, che è e che resta l’unica via possibile per vivere il nostro essere cristiani; il ministero dei diaconi non è così ben definito perché è un ministero legato alle necessità della Chiesa che cambiano nel tempo e nei luoghi, legato al desiderio di fedeltà a quel progetto che non è nostro ma che viene da Gesù stesso e, vissuto dagli Apostoli, giunge a noi attraverso il Nuovo Testamento e la Tradizione della Chiesa. Questo testimonia la storia del diaconato che lo vede impegnato in tantissime situazioni diverse ma sempre rispondenti alle necessità della Chiesa, questo testimonia il rito di ordinazione dove il desiderio di fedeltà, del diacono e della Chiesa, sono al centro della preghiera.
Comunità. L’unica cosa che i diaconi non hanno fatto e non possono fare è presiedere la comunità e l’eucarestia. Tutto il resto, quello che serve alla comunità per essere fedele a Gesù i diaconi lo fanno e aiutano la comunità stessa a prenderne coscienza. Il diacono è portatore di un grande desiderio, quello della fedeltà, un desiderio essenziale per tutti discepoli di Gesù, un desiderio con il quale vogliono contagiare tutta la Chiesa.