Il convegno della Caritas diocesana, tenutosi lunedì 14 a Fano in occasione della VI Giornata mondiale dei Poveri, ha avuto come tema centrale quello dell’advocacy. Un’attenzione particolare al tema dei diritti, in particolare degli “esclusi”.
Povertà. “Le situazioni di povertà e ingiustizie riguardano tutti e il nostro compito è quello di costruire comunità capaci di includere e di non generare scarti”, ricorda Nino Santarelli nell’introdurre l’incontro. Il cammino sinodale fortemente voluto dal Papa propone questo tipo di percorso ed invita i credenti di tutto il mondo ad evitare ogni tipo di delega e a convertirsi tutti a quella che chiama la “povertà che libera”. Presente all’incontro anche il Sindaco di Fano, Massimo Seri, grato per il momento di riflessione sul tema, ricordando che una comunità cresce se sa fare rete. L’incontro di oggi si inserisce in un percorso triennale di osservazione, spiega Ettore Fusaro, direttore di Caritas diocesana.
Advocacy. A definire il ruolo e l’obiettivo dell’advocacy è intervenuto poi don Marco Pagniello, direttore di Caritas Italiana. Don Marco delinea le azioni coordinate tra società civile e istituzioni per tutelare i diritti umani calpestati, quell’impegno insomma necessario per dare voce a chi non ha voce. “Fare advocacy è importante quanto dare un pasto o dare un posto letto. Il povero non è infatti un semplice portatore di bisogni, ma ha diritti e soprattutto risorse proprie. Non dobbiamo quindi sostituirci ai poveri, ma accompagnarli affinché siano loro stessi a dire con le loro parole e le loro scelte quali sono i loro diritti”. Come Caritas si ha spesso un’attenzione importante sulle povertà, ma siamo meno attenti alle risorse del territorio. L’impegno è così quello di combattere la “povertà che uccide”, sapendo che è figlia delle ingiustizie e delle disuguaglianze. Una povertà che libera deve invece diventare il nostro stile, che ci permette di farci poveri per stare con i poveri. La prima forma di carità, ricorda don Marco, è quella educativa, attraverso un grande lavoro di animazione. Caritas è rappresentata da don Marco come una cerniera che vuole collegare il mondo del welfare con il mondo del reale, tramite i 3000 centri di ascolto in tutta Italia.
Welfare. L’intervento della professoressa Angela Genova, ricercatrice al Dipartimento di Economia, Società e Politica dell’Università di Urbino, si è poi concentrato sulla dimensione dei confini tra politiche e welfare, sottolineando la forte necessità di una visione integrata delle politiche di welfare, non solo da parte degli operatori, bensì anche di chi si occupa delle politiche sociali, soprattutto alla luce dell’attuale riforma dei servizi della sanità territoriale.
Paolo Petracca, presidente dell’istituto di ricerca delle Acli, ha riportato infine alcune esperienze di buone prassi di collaborazione tra ente pubblico e privato sociale e di advocacy, per operare non solo sui fenomeni di povertà, bensì intervenendo a monte, sposando un’azione educativa e culturale ampia.
Il Vescovo Armando ha, poi, concluso l’incontro con due inviti. Il primo quello a non confondere diritto e giustizia con la carità. Il secondo è quello di ascoltare, far parlare i poveri, non avere pregiudizi e accompagnare con verità gli esclusi.