Proprio ieri, pensando di far conoscere a un mio amico venuto da lontano il santuario di Battaglia, oggi in festa (anche con la presenza dell’Arcivescovo), siamo giunti di buon mattino verso la località e subito ci accorgemmo che c’era aria di festa. La festa così era annunciata e, andando oltre, un movimento di persone con carri e carretti che annunciavano qualche cosa di grosso e poi donne indaffarate attorno e davanti al protiro della chiesa: un edificio barocco a pianta centrale, sormontato da una cupola rivestita di piombo scintillante. Sembra di essere in un altro mondo. Un centro di raccoglimento di Urbania dove i pellegrini ancora oggi continuano a recarsi, per raccomandarsi al Crocifisso raffigurato nel dipinto dell’altare maggiore, con le immagini della Madonna, di San
Giovanni e di due angeli che raccolgono il sangue dal costato di Cristo, raffigurato in una incisione dell’artista urbinate Domenico Antonio Nini, (1688-1762). In un opuscolo del tempo, sono raccontati i miracoli e le grazie ottenuti. La devozione al Crocifisso inizia fino dal ‘500 con la famiglia dei Campiresi, chiamata Battaglia. Per il concorso di tanti fedeli, il vescovo di Urbino, Tommaso Maria Marelli (1716-1739) fece costruire il complesso della chiesa al carmelitano scalzo fra Giovanni di Santa Teresa o meglio di San Francesco da Paola che operava con il
Vanvitelli. Venendo al tempo nostro, c’è da dire che attorno al complesso si è realizzato il progetto – come un ex voto – di 14 edicole della Via Crucis, realizzare dall’artista di Urbania Augusto Finocchi. Con il mio illustre amico ci siamo resi conto della grandezza e dell’importanza del santuario ammirando la XV e ultima stazione della Via Crucis, la resurrezione di Cristo.