Il Caritas Camp nasce con un grandissimo obiettivo: quello di parlare ai giovani della dimensione del sociale, sensibilizzandoli attivamente. Uno scopo mai banale ed anzi particolarmente complesso, in un mondo all’interno del quale i nostri ragazzi sono spesso relegati all’esclusivo ascolto, senza quasi mai la possibilità di toccare con mano ciò di cui parlano sui banchi di scuola. Non vedevamo l’ora di ripartire, consapevoli che parlare ai giovani del lavoro che Caritas fa sul territorio pesarese (e non solo) fosse qualcosa che permettesse davvero di piantare un seme dentro questi ragazzi. Un seme che, a prescindere dalla strada che avrebbero scelto di percorrere nella loro vita, li avrebbe sicuramente aiutati a sviluppare un occhio critico ed attento nei confronti della realtà che oggi viviamo.
Giovani. A raccogliere la nostra proposta un po’ pazza ci hanno pensato, anche grazie alla preziosissima mediazione degli insegnanti, otto studentesse dai 16 ai 18 anni. Ogni giorno si prestava attenzione ad un tema particolare, dedicando la mattina al volontariato presso i servizi della Caritas diocesana. Il primo tema è stato l’emergenza abitativa. Abbiamo così incontrato la realtà di Casa Mariolina, casa di prima accoglienza gestita dalla Città Della Gioia, e Casa Tabanelli, struttura di seconda accoglienza gestita direttamente da Caritas ed i suoi volontari. Qui abbiamo conosciuto la storia Amed, un ragazzo ventenne proveniente dall’Africa ed arrivato in Italia da circa un anno. Amed ha raccontato, a bassa voce e con una grandissima delicatezza, la fatica provata durante il suo difficilissimo viaggio per la libertà, fino ad incontrare qualcuno che si è finalmente speso per lui e che oggi lotta al suo fianco per l’ottenimento del permesso di soggiorno per asilo politico.
Accoglienza. Secondo giorno, secondo tema: la tratta degli esseri umani e l’incontro con la comunità Papa Giovanni XXIII presente a Rimini, e l’incontro con Marinella, una sorella di comunità, che ci ha raccontato la sua vita e l’associazione partendo dalla volontà di “condivisione di vita con gli ultimi”. Il tema della giornata di mercoledì è stato la malattia mentale, introdotta alle ragazze con la bellissima canzone di De Andrè, “Un matto”. “Tu prova ad avere un mondo nel cuore, e non riesci ad esprimerlo con le parole…”, gli emozionanti versi che hanno accompagnato il viaggio pomeridiano all’interno della distruzione di stereotipi di cui spesso siamo carichi. Nel cortile di Casa Marcellina, siamo stati accolti dalla comunità del Ceis di via del Seminario 12, una comunità che ci ha fatto sentire comunità. Dopo un momento di conoscenza reciproca, abbiamo potuto assistere (in anteprima mondiale!) alle prove di uno spettacolo divertente e insieme formativo, realizzato dalle persone disabili con il sostegno di educatori ed operatori. Cosa fare di fronte alle difficoltà della vita? Come reagire quando le situazioni si presentano come avverse, difficili, a volte impossibili? “Non puoi passare sopra, non puoi passare sotto, devi attraversare!”. Questo slogan, ripetuto più volte durante lo spettacolo, è la lezione di vita che abbiamo ricevuto da questo gruppo di persone fantastiche nella loro semplicissima e straordinaria umanità.
Dipendenze. Altro giorno, altro tema: le dipendenze, con la sfida di provare a rinunciare all’uso dello smartphone per tutto il resto della giornata. Con stupore, le ragazze hanno accolto subito la nostra proposta. Insieme, le abbiamo invitate a riflettere su quali fossero le cose da cui si sentivano, più o meno, nel bene e nel male, dipendenti, per poi scriverle in un braccialetto di carta che avrebbero tenuto al posto per la restante parte del pomeriggio: con quanta consapevolezza le ragazze, durante la serata, hanno poi raccontato ciò che sentivano! Una relazione tossica, un vizio stupido, ma anche dipendenze “positive” come quella dall’affetto di amici e familiari. La visita della giornata è stata dedicata alla comunità terapeutica educativa femminile “Tingolo”, struttura gestita dalla cooperativa sociale “L’imprevisto” che ospita adolescenti con problematiche di dipendenze o disturbi alimentari. Ci siamo seduti tutti intorno allo stesso tavolo a raccontarci, confrontarci e scherzare su tutte quelle cose su cui ogni ragazzo dovrebbe sentirsi libero di parlare.
Verifica. Venerdì mattina ci siamo svegliati con un po’ di tristezza: sapevamo che sarebbe stata l’ultima mattina da passare insieme, prima di tornare ai nostri impegni quotidiani. Dopo l’incontro con la testimonianza di Marcello Signoretti (Abbà Marcello) e il racconto dell’esperienza dell’aiuto al prossimo nel “Villaggio dei ragazzi sorridenti” in Etiopia, abbiamo fatto una verifica dell’esperienza: tanta ricchezza, tanti stimoli di crescita e di voglia di esserci! Il Caritas Camp è appena finito, ma già abbiamo voglia di ripartire!!! Ci lasciamo quindi con l’impegno di vedere nascere e crescere il Camp 2023, che ci impegniamo già da oggi a trasformare da sogno a concreta realtà.
Le emozioni che fanno bene
Empatia, determinazione, speranza, gioia, tranquillità, tristezza, estasi, ammirazione, fortuna, consapevolezza, libertà… sono queste alcune delle emozioni condivise dalle ragazze che hanno partecipato al Caritas Camp 2022. È questo il nome dell’esperienza conclusiva del percorso formativo proposto dalla Caritas di Pesaro agli studenti del terzo e del quarto anno delle superiori, grazie alla preziosa collaborazione con gli insegnanti di religione. Ogni giorno del Caritas Camp è caratterizzato da un tema su cui i partecipanti sono chiamati a riflettere, anche grazie all’incontro con testimoni di eccezione, ovvero eccezionali: dal diritto di essere accolti in una casa alla tratta, dal disagio psichico alle dipendenze… Temi importanti e testimonianze forti, “mescolati” insieme alla quotidianità dei servizi in Caritas: servire i pranzi in mensa, stare al centro di ascolto e in ambulatorio accanto ai volontari, distribuire i pacchi spesa…; tanti volti e tante storie per imparare che ogni volto e ogni storia ci appartiene, è un dono che riceviamo e che ci mette in movimento. Non sono mancati ovviamente anche momenti di svago e di divertimento, come la pizza in spiaggia, le chiacchierate e i giochi dopo cena…. e la visita a sorpresa del nostro arcivescovo don Sandro! Il Caritas Camp non finisce: continua nel desiderio di poter sperimentare ancora esperienze di apertura agli altri e nel custodire la ricchezza di un vissuto che sarà luce per le scelte di ogni giorno.
Maria Teresa Turla