Vivarte. Viene da pensare che esistano luoghi magici, particolari dove gli uomini, i poeti, gli artisti si sentano ispirati e abbiano trovato il loro posto. Luoghi dell’anima scriveva il rettore Magnifico Carlo Bo dell’università di Urbino con la celebre frase metafisica. Avremmo voluto conoscere le centinaia di fornaciai attenti a cuocere le migliaia di mattoni che tutt’oggi resistono ai secoli permettendo la vista non solo del Palazzo, ma anche delle Mura che sostengono le case legate l’una all’altra. Pensieri sorti mentre sfogliavo l’ultimo lavoro poetico di Germana Duca, che nei Quaderni di Vivarte ha pubblicato la silloge: “da Urbino ore cambiate”, decorata con opere grafiche di Oliviero Gessaroli. “Niente nuvole, nitida la Carpegna, il Peglio al sole sembra un faro.” Così scrive la Duca, commentando le sue “ore cambiate” tra le mura di Urbino: “Beata la città che ha principe sapiente, senza la passione, l’occhio sottile, le misure di Laurana e di Francesco di Giorgio Martini. Non ci sarebbe stato il Cortile, non ci sarebbero state le ali della facciata con marmi e mattoni. Non avrebbe avuto il tramonto la luce che sostiene i torricini e inclina le ombre sui crinali… E continua così la poetessa libera di immagini. In un climax continuo di amore per la sua città.
Polifonia. La corale “Vox Caotica” di Fano ha risalito la corrente del Metauro fino a Peglio con la formazione dei quattro moschettieri giovanissimi: Soprano Contralto Tenore Basso, più che sufficiente per tenere un fresco e simpatico concerto a base di canzoni e ritmi antichi e moderni. La serata è continuata con il Coro polifonico Don Licio che opera dal 2003, composto di 20 elementi, che ha voluto ricordare Daniele Tagliolini, che fin dalla nascita del coro pegliese, ha sempre in tutti i modi, sostenuto e creduto nella spontanea formazione.
Di Raimondo Rossi