Vivendo sin da bambina sul Cervino suor Chiara Immacolata ha avuto nella montagna una maestra di vita discepola della Santa Montagna che è Cristo.
Suor Chiara Immacolata, al secolo Margherita Covolo era nata a Salcedo in provincia di Vicenza, ha fatto il suo ingresso in Monastero il 20 maggio 1956, ha vestito il saio di Santa Chiara l’8 dicembre dello stesso anno ed ha emesso la sua Prima Professione il 10 dicembre del 1957, resa definitiva dalla Solenne il 30 aprile del 1961.
Vita. A soli quattro anni, suor Immacolata si trasferì in Valle d’Aosta, a motivo del lavoro del padre che era custode presso la diga del Goillet sul monte Cervino. Vivendo, quindi, sin da bambina, in questo luogo speciale, all’altezza di ben 2600 m., suor Immacolata ha avuto nella montagna una maestra di vita fino a diventare, da adulta, discepola della Santa Montagna che è Cristo. Dalla montagna lei aveva imparato quelle che, nella vita claustrale, saranno le sue stabili coordinate di vita: il silenzio, la solitudine e la preghiera. Ci raccontava talvolta che nel silenzio profondo dell’altezza in cui viveva, aveva scovato un posto in cui risuonava l’eco e lei bambina urlava il suo nome per risentirsi chiamare: Margherita! Silenzio cui suor Immacolata teneva tantissimo nella sua austerità e che riteneva indispensabile per l’unione con Dio. Silenzio che, però, non le impediva di avere con noi sorelle battute divertenti, sorriso e relazione vivace. Solitudine che la innamorò fin da subito, per tutta la vita, fino a fare della sua cella un piccolo eremo che con l’anzianità, quando lei non poteva più partecipare per l’età e la salute a ciò che si teneva negli spazi comunitari, è diventato una dimora stabile.
Rifugio. Nella sua cella teneva a portata di mano tutti i libri di preghiera, il messalino, la liturgia delle ore e perfino ai piedi del letto, ben visibile, la foto che si era fatta fare del nostro tabernacolo, memoria per lei di Gesù Eucaristia, che riceveva quotidianamente con profondo amore e devozione. Questo suo modo di sentire e di vivere non ostacolava la sua piena partecipazione alla vita fraterna e lei era sempre consapevole di tutto e di tutto si interessava, chiedendo a noi sorelle gli appunti di tutte le lezioni che facevamo e facendosi fare un puntale resoconto dei ritiri e delle riunioni comunitarie, quando ormai per l’età non le era più possibile partecipare. E infine la preghiera: questa caratterizzava “in toto” suor Chiara Immacolata: era una donna temprata con grande disciplina nella preghiera e questo si è visto sino alla fine della sua vita perché nulla si improvvisa. Sino all’ultimo ha avuto il senso del tempo e del tempo liturgico, recitava in cella l’ufficio e leggeva ogni giorno le letture della Messa perché, come diceva lei, “senza la Parola di Dio, tutto crolla”.
Immacolata. Il candore della tanta neve delle sue montagne le ha insegnato invece un grande amore per Maria – che ella venerava come Immacolata e come Vergine di Loreto attraverso la fedele preghiera del Rosario, della corona francescana e la devozione puntuale all’Ave Maria della sera – e le ha istillato un grande amore e stima per il valore della purità di cui era pieno il suo cuore e questo ci dà la certezza che suor Immacolata, oggi, è beata perché l’ha detto Gesù: “Beati i puri di cuore perché vedranno Dio”! Suor Immacolata ci lascia un grande esempio monastico di donna unificata e pacificata e in eredità tre doni importanti: il silenzio, la solitudine, la preghiera e noi ringraziamo il Signore per averla avuta così a lungo, sorella amata e stimata.
Le sorelle clarisse di Urbino