Attorno all’anno Mille il territorio divenne feudo dei Brancaleoni e per quasi cinque secoli il paese si è sviluppato sotto il loro dominio.
Riprendiamo il viaggio alla scoperta dei borghi diocesani: in questo numero parliamo di Piobbico. L’origine del nome è romana: in seguito alla guerra sociale, tutti i territori non ribellatisi a Roma avrebbero dovuto ottenere il “diritto di cittadinanza”, ma la parte a ridosso del monte Nerone rimase esclusa dalle assegnazioni e rimase ager publicus. Nel tempo publicus evolve in plobicus fino all’attuale Piobbico.
Storia. La presenza di fiumi e cavità naturali ha consentito insediamenti fin dalla preistoria. Si hanno poi testimonianze di etruschi e romani. Attorno all’anno Mille il territorio fu affidato come feudo alla famiglia Brancaleoni, e fino al Quattrocento il paese si è sviluppato sotto il loro dominio. In questo periodo sorgono il castello omonimo col borgo sottostante, le chiese e tutta la parte vecchia del paese. Per contrasti prima col cardinale Albornoz e poi con papa Martino V, i Brancaleoni dovettero cedere i possedimenti ai Montefeltro, a cui sarà legata fino alla fine del Ducato. Solo nel dicembre 1827 per decreto papale Piobbico diviene comune autonomo. Ogni periodo storico ha lasciato tracce a Piobbico: in una grotta nei dintorni sono state ritrovate ossa di Ursus spelaeus risalenti a migliaia di anni fa, il cui scheletro ricostruito è esposto nel museo civico. Negli anni 2000, durante i lavori di restauro di una casa privata, è emersa una fornace romana, con le camere di cottura distinte ed un complesso sistema per il convogliamento dell’aria calda.
Castello. Al periodo dei Brancaleoni risale la maggior parte dei monumenti. Il castello, eretto nel Duecento, rimaneggiato in seguito e trasformato nel Cinquecento in una elegante dimora, è stato sottoposto qualche decennio fa a radicali lavori di restauro che gli hanno ridato l’originario aspetto ed è stato adibito a museo. Ai piedi, un piccolo borghetto medievale accoglie la chiesa di San Pietro, documentata sin dal 1348. All’interno spicca una pala d’altare raffigurante attribuita a Giorgio Picchi. I dintorni di Piobbico sono disseminati di rocche e castelli, quasi tutti ridotti a ruderi, che fungevano da avvistamento, eremi o erano vecchie abitazioni dei Brancaleoni. I più importanti sono l’eremo di Morimondo, i Muracci ovvero Mon de la casa, l’antico maniero dei Brancaleoni abbandonato nel Duecento in favore di Piobbico, e il Castello dei Pecorari, passato poi in mano agli Ubaldini.
Fede e turismo. La chiesa di Santo Stefano, datata 1784, è in stile barocco. All’interno le opere di due grandi artisti urbinati: il “Riposo durante la fuga in Egitto” di Federico Barocci e una serie di statue di Federico Brandani. Santa Maria in Val d’Abisso invece è la più antica del territorio, risalendo almeno all’XI secolo. In stile romanico, sorge ai piedi del monte Nerone, dove la tradizione narra fu rinvenuta l’icona della Madonna conservata al suo interno. Piobbico, oltre al turismo naturalistico, è famosa per essere la sede del Club dei Brutti, nato nel 1879 per far sposare le zitelle e diventato oggi di fama mondiale, il cui scopo è combattere il culto esagerato della bellezza.