Kiev. L’arcivescovo della Chiesa cattolica di Kiev, Mons Sviatoslav Sevcuk (foto) nel 2019, venne in visita Urbania dopo la morte di Maria Teresa Carloni che nella sua vita tanto si adoperò per testimoniare la fede oltre la cortina di ferro nelle chiese perseguitate dell’est Europa dai tempi di Pio XII fino a Giovanni Paolo II. La città di Urbania, con l’Amministrazione comunale, insieme alla cittadinanza, alla parrocchia di San Cristoforo e ai giovani dell’Istituto omnicomprensivo “Della Rovere”, non poteva non promuovere, associandola al ricordo della Carloni, una manifestazione per la pace e di solidarietà all’Ucraina raccogliendosi in preghiera prima in chiesa poi in un lungo corteo fino al Tempio votivo del bombardamento che ricorda la strage che il 23 gennaio 1944 causò 250 vittime civili.
L’imbianchino. Calce bianca e tanti bidoni con grandi pennelli. Sotto casa si aprivano grandi fosse per spegnere la calce e l’imbianchino maggiore e più esperto con l’aiuto partiva. Era chiamato a dipingere l’interno e l’esterno delle case e a lui era riservata l’imbiancatura delle chiese. Ricordo il lavoro per la Chiesa di San Francesco, la più importante dopo la cattedrale; mi aveva chiamato Ivo, il padre del rettore don Cristoforo Campana, perché mi riteneva giovane appassionato della pittura; di mattino presto assieme all’aiutante Baldassarri, si decise il tono del bianco, e fu lì che imparai come si giunge al tono perfetto adeguato all’architettura dell’ambiente e in questo caso della chiesa dei frati. L’imbianchino aveva una esperienza da insegnare a quelli della sovrintendenza. Voi pensate che si possa usare un bianco qualsiasi ma non è così perché il tono va accarezzato è giustificato secondo la sensibilità dell’imbianchino che oggi è definito pittore. Oggi si passa direttamente a comperare il barattolo del bianco ed ogni problema è risolto.