Sindaco di Isola del Piano decide di diventare agricoltore con la moglie Tullia trasformando le Marche nella culla dell’agricoltura biologica.
Nel decimo anniversario del ritorno alla Casa del Padre di Gino Girolomoni, precursore di una agricoltura che sfrutta la naturale fertilità del suolo, profeta del biologico in Italia, famigliari, collaboratori, amici, estimatori lo hanno ricordato con immutato affetto e gratitudine. Sabato 19 marzo si è tenuta la presentazione di una Antologia di scritti di Gino (1978- 2011) arricchita da testimonianze, lettere inedite e d’archivio. Il libro curato da Dario Benetti, racconta la personalità, il senso religioso, l’impegno per l’ambiente e per il ritorno della vita in montagna e in collina, la continua ricerca della verità, gli amici e gli intellettuali che hanno dialogato con lui. Una Messa è stata celebrata domenica 20 marzo nella chiesa del monastero che Gino è riuscito a risanare con non poco impegno.
Vita. Nato da una famiglia contadina nel 1946 a Isola del Piano, nel 1970 diventa sindaco del suo paese d’origine, carica che manterrà per dieci anni. Quattro anni più tardi diventa agricoltore biologico e nel 1977, insieme alla moglie Tullia, fonda la “Cooperativa Alce Nero“. Nel frattempo si innamora dell’idea di recuperare l’antico monastero di Montebello, ridotto ormai ad un rudere, in comune di Isola del Piano e di trasformarlo in centro culturale dove si incontrano intellettuali, persone impegnate nel campo sociale, politico ed economico oltre ad agricoltori e contadini. Gli incontri a Montebello sono stati segnati dalle presenze di Sergio Quinzio, Ivan Illich, Massimo Cacciari, Guido Ceronetti, Paolo Volponi ed altri. Nel 1996 Girolomoni fonda “Mediterraneo”, rivista di agricoltura biologica, biodinamica, ambiente, biodiversità, energia alternativa ma anche di filosofia, teologia, poesia e cultura. Alla rivista collaborano tra gli altri Guido Ceronetti, Gianni Tamino, Emmanuel Anati, Giorgio Fornoni e Piero Stefani. Conoscitore della Bibbia e profondo credente, amico di Sergio Quinzio, Gino Girolomoni ha speso la sua vita a favore dell’agricoltura biologica e contro qualsiasi forma di brevettabilità delle forme viventi considerata come una delle forme di delirio di onnipotenza che caratterizza l’uomo. È scomparso nel 2012 all’età di 65 anni, colpito da infarto mentre si trovava nei locali della cooperativa.. Ora la cooperativa ha cambiato il proprio nome in “Gino Girolomoni Cooperativa Agricola” intitolando al fondatore sia la propria denominazione che il marchio dei propri prodotti.
Contesto. Gino Girolomoni ha cominciato a ragionare di terra, agricoltura, società in un momento storico in cui le campagne si svuotavano, l’industrializzazione prendeva il largo e le persone andavano a lavorare nelle fabbriche. Lui invece decideva di impegnarsi corpo e anima per quella sua terra. Da sindaco si è battuto per difendere quei monti, le colline e chi le abita, e per ridare valore al lavoro della terra e alla vita contadina. Da agricoltore illuminato e radicale, ha aperto la strada all’agricoltura biologica in Italia. Oggi la “Fondazione culturale Girolomoni” è impegnata nella conservazione e promozione del patrimonio documentale, culturale e valoriale lasciato da Gino Girolomoni che ha contribuito in maniera determinante a far diventare le Marche, la “culla dell’agricoltura biologica italiana”.
Di Giancarlo Di Ludovico