Fano
a cura di Alberto Ricci
Animatore di Comunità Progetto Policoro Diocesi Fano Fossombrone Cagli Pergola
Un grande ed importante anniversario per il Progetto Policoro della Chiesa Cattolica Italiana che ha festeggiato i suoi 25 anni in udienza privata da Papa Francesco sabato 5 giugno a Roma, in Vaticano.
Purtroppo le stringenti norme anti-covid non hanno permesso la partecipazione di tutti, ma una piccola delegazione composta da alcuni membri per regione e alcuni membri dell’équipe nazionale; in rappresentanza delle diocesi delle Marche hanno partecipato nove Animatori di Comunità.
Il Progetto Policoro, che prende il nome dall’omonima città in Basilicata, nacque nel 1995 per iniziativa di don Mario Operti, allora direttore nazionale dell’Ufficio per la pastorale sociale e del lavoro, con l’obiettivo di dare una risposta concreta al problema della disoccupazione giovanile in Italia. L’iniziativa divenne un progetto concreto dopo il Convegno ecclesiale di Palermo. L’obiettivo del progetto è far sì che giovani, formati dal punto di vista spirituale, economico e culturale, si potessero mettere al servizio di altri giovani desiderosi di intraprendere un’attività lavorativa. Attualmente sono coinvolte circa 130 diocesi, con quasi 180 animatori di comunità.
Lavoro. L’udienza privata si è svolta all’interno della Sala Clementina nel Palazzo Apostolico ed è stato un grande onore e una grande emozione per i giovani provenienti da tutta Italia.
Nell’udienza il Papa ha sottolineato quattro aspetti ovvero quattro parole, che devono animare il cammino degli animatori, sottolineando che “la dignità di una persona non viene dai soldi, ma viene dalle cose che si sanno e viene dal lavoro.
Animare. La prima parola lasciata dal Papa è “animare”, cioè dare un’anima all’economia. «La condivisione – ha detto Francesco – la fraternità, la gratuità e la sostenibilità sono i pilastri su cui fondare un’economia diversa».
Abitare. Il secondo verbo è “abitare”, che significa amare i territori in cui Dio ci ha posti, evitando la tentazione di fuggire altrove. «Anzi, proprio le periferie possono diventare laboratori di fraternità» – ha aggiunto il Santo Padre – sollecitando l’impegno «a chinarsi sulle povertà del nostro tempo: sui giovani che non trovano lavoro, sui cosiddetti Neet, su quelli che soffrono la depressione, su quelli demotivati e stanchi nella vita, su quelli che hanno smesso di sognare un mondo nuovo».
Appassionarsi. La terza parola chiave indicata da Francesco è il verbo “appassionarsi”. Sulla scia del Vangelo occorre mettere in campo «un “di più” per accompagnare altri giovani a prendere in mano la loro vita, ad appassionarsi al loro futuro, a formarsi competenze adeguate per il lavoro». Vuol dire che il Progetto Policoro dev’essere sempre più «al servizio dei volti concreti, della vita delle persone».
Accompagnare. Infine il quarto e ultimo verbo: “accompagnare”. «Il Progetto Policoro – ha osservato in proposito il Papa – è una rete di relazioni umane ed ecclesiali: molte persone si impegnano ad accompagnarvi, le vostre diocesi vi guardano con speranza, e ciascuno di voi è capace di farsi compagno di strada verso tutti i giovani che incontra sul suo cammino. La vostra presenza nei territori diventa così il segno di una Chiesa che sa prendere per mano».