Ci troviamo di fronte a due storie di gratitudine. Da un lato Naamàn il Siro, che una volta ottenuta la guarigione vuole ringraziare il Signore, dall’altro dieci lebbrosi che, all’ingresso di un villaggio, dove loro non potevano entrar, vanno incontro a Gesù, ma dopo essere stati guariti, solo uno e perdipiù samaritano torna indietro per rendergli grazie. «E gli altri nove?» Il Maestro si sorprende dicendo: «non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all’infuori di questo straniero?». Questi Israeliti rappresentano coloro che sono assuefatti e danno per scontato le cose; vivono senza rendersi conto di quanto succede attorno. Dopo guariti tutti contenti tornano ai loro villaggi. Solo il Samaritano che era considerato un eretico torna indietro, ossia cambia direzione, cambia il suo modo di essere. Non glielo aveva ordinato nessuno, lo fa da sé e qui si vede la sua fede che é alla base della sua conversione. Ci salva soltanto una relazione personale e grata con Gesù. Questo Samaritano si comporta da persona grata. Il bene genera creatività ed inziativa; quest’uomo prende l’inziativa di tornare a ringraziare. La fede porta a prendere decisioni e a fare cose che vanno oltre la legge, oltre al protocollo. «Grazie!», ha detto padre Luca Gabrielli, «è una piccola ma grande parola, quasi magica perché crea in quello che la dice e in quello che la riceve un sentimento vicendevole di unione; stabilisce un legame basato non sul “dovuto”, ma sul dono. Una malattia molto diffusa è l’ingratitudine come notiamo anche nel brano del Vangelo. Dieci lebbrosi sono guariti, ma solo uno torna a ringraziare. Solo pochi si ricordano del bene di cui stupirsi e ringraziare». Il parroco ha quindi ricordato ai ragazzi l’importanza di esprimere riconoscenza perché chi non lo fa non si rende conto della bellezza di questi gesti che rendono bella e vera la vita. Li ha inoltre invitati a vivere questi atteggiamenti di gratitudine con il Signore, ma anche con l’altro che è un dono per ciascuno di loro. Al termine padre Luca ha ricordato la festa della matricola di giovedì 24 ottobre, nella piazza delle Erbe, organizzata da tutti i gruppi della pastorale universitaria.
GIUSEPPE MAGNANELLI