Abbiamo già parlato in altre occasioni del “corridoio umanitario” che dall’Etiopia è giunto ad Urbino, ma ci sembra doveroso parlarne ancora e far conoscere meglio la famiglia che abbiamo accolto da oltre un anno. Sì perché l’accoglienza è stata solo il primo passo, il dire il nostro sì come comunità Diocesana e non solo come singoli individui.
Relazione. Il passo successivo è stato offrire loro protezione, garantendogli ospitalità in una casa, provvedendo al totale sostentamento, offrendo loro i primi strumenti per conoscere il nostro linguaggio, la nostra cultura, … un cammino necessariamente lento e graduale, che non è ancora giunto al termine. Il terzo passo è promuovere, cogliere quelle che sono le loro capacità, che sono in certa misura da inventare nel nuovo contesto in cui si trovano ora, sì perché non ci dimentichiamo da dove arrivano. La famiglia che abbiamo accolto ha vissuto da sempre nei campi profughi, in fuga dalla terra d’origine che è il Sud Sudan, una terra che i figli di questa donna, da due anni vedova, non hanno mai visto, mai conosciuto. Quindi è a partire dalla relazione che possiamo in qualche modo promuovere le loro capacità, le loro attitudini, o possiamo aiutarli, come stiamo già facendo, ad acquisire nuove competenze, ad apprendere nuovi mestieri ed attività.
Solidarietà. L’ultimo passo è l’integrazione, a nostro avviso il più importante e necessario affinché loro si sentano davvero “al sicuro” e “a casa”. Noi ci stiamo provando … i bambini vivono questa integrazione a scuola o nelle attività extrascolastiche che riusciamo ad offrirgli, ma per i più grandi è un po’ più difficile. Il prossimo step è il lavoro. A breve ci auguriamo di riuscire ad attivare delle collaborazioni. L’autonomia e l’indipendenza economica per loro sono molto importanti, non gli piace stare senza far nulla, sanno di essere venuti nel nostro Paese per darsi da fare, per guadagnare dei soldi con il loro lavoro con cui potersi sostenere, ma anche per poter aiutare, per quanto possibile, i familiari che hanno dovuto lasciare in Etiopia e che continuano a vivere nei campi.
I bisogni sono tanti, non solo cose materiali, si possono offrire anche cose molto semplici, come passare qualche ora insieme in amicizia, aiutare i bambini nei compiti a casa,… ognuno di noi nel suo piccolo può offrire tanto, con opere buone e concrete. Per chi vuole offrire il proprio contributo, per chi ha da offrire tempo, compagnia e vicinanza a questa famiglia, può contattarci in Caritas al num. 0722/2949 e chiedere di Nadia o Maria Teresa.
A CURA DI CARITAS URBINO
Conosciamo meglio i corridoi umanitari
Secondo le stime demografiche internazionali nei prossimi 20 anni le migrazioni subiranno un incremento accelerato. Si tratta ormai di un fenomeno strutturale ed in crescita. Rispondere attraverso politiche restrittive non consente di cogliere le opportunità delle migrazioni regolari. Tuttavia esistono e sono già stati sperimentati strumenti per garantire vie d’accesso sicure e legali. Un’esperienza positiva in tal senso sono i “corridoi umanitari”, un programma che ha preso il via in Italia il 15 dicembre 2015 a seguito della firma di un Protocollo d’intesa tra la Comunità di Sant’Egidio, la Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia, la Tavola Valdese e il Governo italiano. Il finanziamento di questo programma deriva direttamente dalle associazioni promotrici, principalmente da 8xmille e donazioni. L’obiettivo principale del progetto è quello di evitare i viaggi di fortuna in mare, che provocano un numero elevatissimo di morti, come ci è stato ricordato nella Giornata della memoria celebrata in questo mese. Era infatti il 3 ottobre 2013 quando, al largo dell’Isola di Lampedusa, il Mediterraneo inghiottì 368 persone che tentavano di raggiungere il nostro paese in cerca di protezione. Quella giornata è diventata per l’Italia la ‘Giornata in Memoria delle vittime dell’immigrazione’. Da quella tragica data ad oggi, sono 18.829 le persone che sono morte in mare, di cui siamo a conoscenza, vittime delle politiche di chiusura delle frontiere” (#ioaccolgo#3ottobre). Le aree di provenienza dei rifugiati beneficiari del programma dei corridoi sono in via prioritaria il Medio Oriente e il Corno d’Africa, zone territoriali caratterizzate da una forte instabilità. Il 24 settembre a Roma è stato assegnato il prestigioso premio Nansen 2019 ai Corridoi della Chiesa Italiana. Tale premio è stato istituito nel 1954 e dà riconoscimento a straordinarie azioni umanitarie a favore di rifugiati, sfollati o apolidi, per omaggiare e rendere onore a singole persone, gruppi e organizzazioni che si impegnano a salvare vite umane. Con questo premio si riconosce inoltre il prezioso lavoro che hanno portato avanti anche tante Caritas Diocesane, accogliendo, proteggendo, promuovendo ed integrando centinaia di persone, proprio come Papa Francesco ci invita a fare.
A CURA DI CARITAS URBINO