I pesaresi sono noti per l’impegno nel lavoro. Uno di questi dopo anni di fatiche e 12 ore al giorno di attività, ha deciso che poteva finalmente godersi almeno in parte il benessere conquistato. Su insistenza della moglie e consigliato da un nipote che ha fatto il liceo classico, ha deciso di prenotare un soggiorno nella penisola ellenica. Quattro giorni al mare e tre giorni per la Grecia classica. Al ritorno un amico gli chiede: “Ti è piaciuta la Grecia?” Risposta lapidaria: “È tutt sass” ed ha deciso che il prossimo anno passerà le ferie in Carpegna. Ma non tutti sono così sedentari, c’è addirittura chi ha programmato di cambiare continente. Il Kenia sembra la meta ideale: innanzitutto a Watamu ci sono più pesaresi che in via Branca, poi è possibile effettuare un safari. Il villaggio turistico è una favola: un pezzo di riviera romagnola trapiantato in Africa e condito in salsa locale.
Se superi il disagio del cuoco di colore che prepara gli spaghetti, ti accorgi che sono perfettamente al dente, come a casa. Allora perché andare in Africa? Al safari: “Quanti leoni si possono ammazzare? – Nessuno, è un safari fotografico. – Ma ne vale la pena”? Al ritorno racconteremo che un elefante ha fatto una puzza che ha riempito la macchina e non si poteva aprire i finestrini perché c’erano i leoni. Basta Kenia, troppi pesaresi. Il prossimo anno andremo in Birmania. Studiamo il viaggio con una guida un po’ datata e giunti sul posto ci accorgiamo che i nomi (per ragioni politiche) son cambiati, tutti. Ma come, cambiate i nomi e non mi dite niente? Per fortuna la guida parla un ottimo italiano. Si ma ha un accento strano. Perché, pretendevi l’accento pesarese? Gira e rigira fra i continenti si scopre che il mare migliore è l’Adriatico. A New York? Ma ci sono già stati tutti. Uno è andato a Cuba ed ha riportato una nuova compagna. Commento degli amici: “Per trovare un cesso così si doveva fare il giro del mondo?”