La storia è banale: Una guerra fra bande, per amore di una ragazza, al campus scolastico di Pesaro. Per fortuna finisce a pugni e ceffoni senza effetti gravi ed i presidi riescono a minimizzare l’accaduto e calmare gli animi. La ragazza, di cui non sappiamo il nome e nemmeno ci interessa ‘fila’ con un ragazzo del Benelli, ma ad un certo punto cambia idea e si mette a flirtare con uno studente dello scientifico. Fra le due scuole scoppia una rissa che assume rilievo solo perché la stampa la pubblicizza. Ora comprenderei uno scontro fisico se qualcuno rubasse una pecora dallo stazzo o una mucca dal recinto, ma una ragazza non dovrebbe avere padroni e può decidere da sola con chi mettersi. Ma forse quei giovani non hanno ben chiaro il senso o i limiti della proprietà.
Pongo il quesito ad un adolescente su quale atteggiamento terrebbe in questo caso: A) Sfido il contendente a singolar tenzone. B) Chiamo in soccorso gli amici per picchiare il avversario. C) Invito il rivale al bar, gli offro una Coca cola e lo ringrazio di avermi liberato da una stupidella. La risposta immediata è C. Evviva il buon senso. Buon senso che non dimostra la donzella in questione: Si lascia un prepotente per mettersi con un altro più prepotente ancora.
Poi parliamo di violenza sulle donne e di femminicidio. Ma i guai ve li andate proprio a cercare! Non vi ha mai parlato nessuno di antropologia e del maschio alfa? Nel frattempo informatevi. Vi lascio con gli ultimi versi del primo atto de “I pagliacci” di Leoncavallo, drammone verista di fine ‘800 e musica immortale. Magari un po’ di cultura aiuta. Vesti la giubba la faccia infarina
La gente paga, e rider vuole qua. E se Arlecchino t’invola Colombina, ridi, Pagliaccio… e ognuno applaudirà!