Descrivere la condizione dell’uomo di oggi non è facile. Non mi riferisco alla condizione esteriore, facilmente individuabile e visibilmente concreta, ma alle circostanze, vale a dire a tutto ciò che ci gira intorno. E non sono poche, anzi saranno sempre di più grazie ai mezzi di comunicazione e ai contatti. Oggi si può contattare anche la luna. È anche il piccolo mondo delle esperienze che si allarga, aumenta il numero e lo spazio delle conoscenze. Tutto ciò ci viene consentito mediante un certo metodo sperimentale. Siamo caduti nel campo della conoscenza scientifica che, per la maggior parte dell’umanità odierna, è l’unica “verità” possibile e certa. Questa convinzione ha anche in Italia un precedente che viene ereditato e che ha avuto l’onore o il disonore di mutarsi in dottrina, il positivismo, per il quale la verità si identifica con il dato. Infatti oggi, nel contesto culturale in cui viviamo, la domanda religiosa è scarsa. Dicono che il linguaggio della Chiesa sia incomprensibile, lontano dalla realtà, un linguaggio datato. Certo, il contesto è cambiato e molto in fretta. Cerco di spiegare un passaggio importante, che ritengo essenziale, affidandomi alla memoria. Riassumo in breve, anche se i tempi considerati sono lunghi. È cominciata nel ‘700 con l’illuminismo un’alzata di gomiti contro la fede, quando è stata innalzata sugli altari la dea Ragione al posto della Croce, la conoscenza attraverso la ragione piuttosto che attraverso la fede.
Il razionalismo si sviluppa con il contributo di grandi maestri del pensiero, specialmente germanici, e si specifica in due correnti, l’Idealismo logico (Hegel e Nietzsche) e il Materialismo logico (Engels e Marx). E il tutto sfocia nelle ideologie del ‘900 che hanno segnato la storia del secolo scorso e prodotto il fenomeno delle molte dittature tra cui il nazismo e il comunismo. Una fine ingloriosa per quanto riguarda l’uomo e tragica per quanto riguarda la politica con lo scatenamento della seconda guerra mondiale. All’uscita di questo periodo drammatico, ci siamo trovati di fronte al fallimento della ragione, diventata ancella della scienza sperimentale e alla rinuncia delle grandi domande esistenziali, ritenute inutili per la naturale incapacità dell’uomo di darne la risposta. Il “non sappiamo” è il leitmotiv del più dichiarato agnosticismo per il quale il dubbio è una semplice e cortese concessione. Questo costume del pensiero e del comportamento è oggi popolare e contagia anche i cristiani che praticano coltivando nel segreto qualche dubbio. Urge la necessità di una pastorale rinnovata che continui a formare il piccolo gregge nella prospettiva di raggiungere le periferie, luogo privilegiato della missione.
Raffaele Mazzoli