Nell’ebraismo la Pentecoste è la festa che ricorda la rivelazione, il dono di Dio al popolo ebraico della legge, sul monte Sinai. Per il cristianesimo è la discesa dello Spirito Santo sui discepoli, “evento non unico e isolato”, ma “evento che si è rinnovato e si rinnova ancora”, afferma Francesco. Per l’Islam lo Spirito è sorgente ispiratrice di angeli e profeti. Nel Cenacolo scese lo Spirito Santo e gli apostoli divennero coraggiosi e si sentirono capaci di uscire, di andare tra la gente a annunciare la verità.
Felice coincidenza l’appuntamento voluto in Vaticano da Papa Francesco, preghiera per la pace con i presidente di Israele, Shimon Peres, e dello Stato di Palestina, Abu Mazen. Perché anche nella terra dove tutto ha avuto inizio, oggi più che mai c’è bisogno di coraggio, audacia. In Terra Santa Francesco ha chiesto che si raddoppino “gli sforzi e le iniziative volte a creare le condizioni di una pace stabile, basata sulla giustizia, sul riconoscimento dei diritti di ciascuno e sulla reciproca sicurezza. È giunto il momento per tutti di avere il coraggio della generosità e della creatività al servizio del bene, il coraggio della pace”. La preghiera sia davvero l’inizio di un processo di pace per quella terra, da troppi anni ferita da odio e violenza.
La chiesa è chiamata a sorprendere per la sua pazienza, pronta a perdonarci, ma, è anche una chiesa che crea scompiglio – afferma il Papa – “che non si rassegna ad essere innocua, troppo ‘distillata’”, “elemento decorativo”. È una chiesa “che non esita ad uscire fuori, incontro alla gente, per annunciare il messaggio che le è stato affidato, anche se quel messaggio disturba o inquieta le coscienze, anche se quel messaggio porta, forse, problemi e anche, a volte, ci porta al martirio”. È una chiesa fatta di peccatori in continua conversione; ma ha una identità precisa: “è una Chiesa – dice Francesco – che abbraccia il mondo ma non lo cattura; lo lascia libero, ma lo abbraccia come il colonnato di questa Piazza: due braccia che si aprono ad accogliere, ma non si richiudono per trattenere”.