Mario Balotelli è tra i più grandi talenti del calcio italiano. Sfacciato, generoso, infantile, da quando ha debuttato con l’Inter di Roberto Mancini, è costantemente nella bufera. Di lui si sono occupati tutti: scrittori, capi ultra, politici, ministri e responsabili del calcio, che hanno dovuto modificare le norme federali per tamponare la grandine di cori razzisti che per mesi l’ha preso a bersaglio.
Noi, non tifosi di calcio, di lui non possiamo dire nulla, salvo che riportarne le grandi capacità atletiche. Certo è un personaggio strano, ma non più di tanti altri atleti italiani. Al massimo, copiando il Cavaliere, possiamo dare la definizione di Obama. “Un giovanotto abbronzato”, per il resto è italianissimo, con pregi e difetti. Comunque il problema attuale non è il suo, ma della politica italiana. Famosi giornalisti e docenti universitari discettano in televisione se l’acquisto del Milan possa aumentare e di quanto i voti del Cavaliere. Siamo veramente un Paese strano: una palla di cuoio entra o non entra in una rete ed i voti si elevano o si abbassano di conseguenza. Non conta lo spread, la crisi bancaria, le percentuali di disoccupati, le aziende che chiudono; quello che conta è il gol. Panem et circenses dicevano gli antichi romani. Proprio di questo ha bisogno il Paese: il calcio allo stadio, le stupidaggini televisive, il lotto ed i gratta e vinci. Dicono che 80.000 persone hanno deciso di cambiare il loro voto dopo l’acquisto del Milan. Siamo proprio alla frutta!
Alvaro Coli
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