Chi scrive ama definirsi un uomo d’ordine, nella migliore delle accezioni del termine, rispettoso delle regole e con sufficiente senso civico. Ha anche una discreta sensibilità ecologica e dunque, quando possibile preferisce la bicicletta all’auto. E qui nasce il problema: i ciclisti, nell’immaginario collettivo, sono la piaga della collettività. E’ vero che c’è chi attraversa velocemente sulle strisce, vai poi a dimostrare (dopo l’incidente) che non conduceva la bicicletta a mano. E’ vero che ci sono ciclisti che circolano senza faro e senza lucina rossa posteriore, ma i trasgressori totali non siamo noi. Via Branca, da un certo punto e da una certa ora in poi è off limits ai pedalatori, ma i segnali non li guarda nessuno. Nè i ciclisti, nè i pedoni che non si accorgono che in certe ore il transito è legale. Delle piste ciclabili fatte a pezzi e bocconi ne abbiamo già parlato: inutile che mi invitiate, con una splendida pista azzurra, in via Belgioioso e poi mi facciate rischiare la pelle davanti al cimitero. (Si risparmia comunque il viaggio e il trasporto).
Nel frattempo cerchiamo di tenere in ordine il mezzo, ma non è facile: la bicicletta era fornita di regolare fanale; una caduta a terra ha danneggiato la dinamo. Dopo il ripristino una mano vandalica ha rotto la lampadina. Sostituendola con luci a led e batteria sono stato vittima di un furto. Provvederò, ma nel frattempo sono senza fanale regolamentare. Ripensandoci forse mi costerebbe meno fare il pieno di benzina (a prezzi di borsa nera) inquinare l’ambiente come tutti e circolare in macchina. Ma che volete, alla mia bici sono affezionato.
Alvaro Coli