Fano
di Redazione
“La Caritas deve avere sguardi di risurrezione sulla vita delle persone e sul tempo presente”. Lo ha ribadito più volte Donatella Turri, direttrice della Caritas di Lucca, intervenuta all’assemblea delle Caritas, tenutasi, per il secondo anno, on line.
Gratuità. Dopo l’introduzione e il momento di preghiera curati da don Michele Giardini, assistente spirituale della Caritas Diocesana, la parola è passata al Vescovo Armando che si è soffermato sull’amore di Dio per l’umanità. “Prima di Cristo – ha esordito il Vescovo – l’umanità conosceva due tipi di amore: eros, la passione, e filìa, l’amicizia. Con Gesù entra nella storia una terza forma agàpe, l’amore oblativo, crocifisso che si dona fino alla fine. L’amore cristiano – ha proseguito il Vescovo – è asimmetrico: il dare e il ricevere non sono sullo stesso piano, non è il semplice scambio. Ciò che lo caratterizza è la gratuità che è la verità dell’amore di Dio e, al tempo stesso, la verità del nostro amore. Se ami solo nella misura in cui sei ricambiato, il tuo non è vero amore. E se sei amato solo nella misura in cui dai, non ti senti veramente amato. Soltanto chi comprende questa gratuità nativa dell’amore, è in condizione di comprendere Dio e se stesso”.
I discepoli di Emmaus. La parola poi a Donatella Turri che, in maniera molto coinvolgente partendo proprio dalla sua esperienza, ha offerto interessanti spunti di riflessione leggendo i segni di questo tempo. “Caritas – ha sottolineato – non è solo un’organizzazione che si occupa di fare del bene, siamo operatori di pastorale di carità, persone che nella Chiesa esprimono la testimonianza del Vangelo e ciò che ci distingue è il fuoco della Parola, quella che ci anima”. Ed è proprio dal brano dei discepoli di Emmaus che Donatella è voluta partire, una piccola comunità di discepoli testimoni oculari del Vangelo di Gesù e a un certo punto si trovano soli e tristi. “Sono emozioni che abitano, in questo momento, nel cuore di ciascuno di noi. E’ un tempo di disorientamento, di perdita di sicurezza, di speranza, di coraggio, un tempo isolato. Anche le nostre Caritas parrocchiali sono state colpite da questo disorientamento, a volte, durante il lockdown, sono state costrette a chiudere i punti di ascolto cercando di rimodulare il servizio telefonicamente. Erano fragili tra i fragili, ma sperimentarsi fragili è stata una condizione di grazia”.
Fragilità. La Turri si è soffermata sullo stile di Caritas, uno stile fatto di ascolto delle fragilità. “I centri di ascolto devono essere i luoghi dove le persone devono scegliere di venire; noi sappiamo che, per quanto bravi possiamo essere, per troppi ancora la Caritas è l’ultima porta a cui bussare. La Caritas deve avere sguardi di risurrezione sulla vita delle persone e sul tempo presente. Quando abitiamo i nostri servizi – ha concluso la Turri – dobbiamo stare attenti ai dettagli: è, infatti, dai dettagli che riconosceranno che siamo discepoli”.