Fano
di Redazione
Il lavoro e la dignità di ogni persona, i volti della fragilità, combattere la ‘cultura dello scarto’ sono alcuni dei temi su cui si è soffermato il Vescovo Armando nell’omelia, sabato 1 maggio, a Villa Bassa del Prelato in occasione della Festa di San Giuseppe Lavoratore.
Lavoro. “Il lavoro – ha messo in evidenza il Vescovo – dunque fa parte di quella vocazione fondamentale della vita che ogni persona riceve gratuitamente e gratuitamente dovrebbe restituire. Possiamo affermare che il lavoro non è solo necessità, ma parte del senso della vita su questa terra, via di maturazione, di sviluppo umano e di realizzazione personale. La professione, che nasce dallo studio e dalla formazione, ma anche dall’apprendistato, frutto di esperienza concreta, fa parte della vocazione laicale”.
Fragilità. Parlando dei volti della fragilità, ha sottolineato la condizione degli esercizi commerciali che hanno abbassato la saracinesca, i lavoratori che vivono il dramma della disoccupazione, le ditte artigiane e alle piccole e medie imprese costrette a fermarsi all’improvviso, la crescita imponente del tasso di insolvenza per prestiti, mutui, fideiussioni, le famiglie sottoposte a provvedimenti di sfratto, nonostante la morosità incolpevole. “Penso – ha proseguito il Vescovo – a quello zoccolo duro di fratelli che vive in strada e continua a farlo pe mancanza oggettiva di prospettive, alle difficoltà di un numero sempre crescente di migranti e di richiedenti asilo, approdati tra noi e sempre in bilico tra diritti e accoglienza, alle famiglie che si frantumano su relazioni interpersonali difficili e che pagano, soprattutto nei figli, il prezzo alto dell’abbandono, alle persone anziane e sole, colpite da un’acuzie sanitaria e in seria difficoltà al momento del rientro a casa, ai disabili, troppo compatiti e poco ascoltati, ai carcerati in fase di uscita, rimbalzati dal muro di gomma costruito in ragione degli errori commessi, scontati e – forse – non perdonati”.
Gratuità. Il Vescovo ha messo in evidenza la necessità di combattere la ‘cultura dello scarto’. “In mezzo a tanta sofferenza emerge un esercito di persone che con spirito di gratuità e fraternità investono se stesse, il proprio tempo e risorse per sostenere e accompagnare chi soffre o è in difficoltà”.
Crisi. “Il lavoro – ha affermato il Vescovo – rappresenta oggi una di quelle croci che attanagliano l’esistenza di tante famiglie e singoli imprenditori e lavoratori. Da via di promozione umana e sociale indispensabile per vivere una vita faticosa ma serena e sicura per il proprio avvenire, il lavoro è diventato per molti un incubo, perché precario o addirittura assente. “Abitare una nuova stagione economica e sociale” – ha concluso il Vescovo – ci deve condurre a comportamenti nuovi o comunque diversi da quelli che abbiamo tenuto sino ad oggi. Se non cambiamo stile di vita e non adottiamo uno stile adeguato ad attuare uno sviluppo sostenibile il rischio è che dovremo “tornare indietro” rispetto alle condizioni di vita sociali ed economiche attuali, ed allora la nostra responsabilità nei confronti delle nuove generazioni sarà sempre più evidente”.