Non è scontato oggi fare scelte diverse, alternative, controcorrente e a volte rischiose, o forse semplicemente scelte di vita vera che riempiono il cuore: è il caso di Enrica Marcantognini, orcianese di origine, giovane volontaria che da diversi anni vive in Africa, prima in Kenya e poi in Tanzania. Enrica è rientrata a casa per un breve periodo di riposo, l’abbiamo contattata e le abbiamo chiesto il perché di questa scelta.
La scelta è stata frutto di un’esperienza di qualche anno fa. Durante l’anno di Servizio Civile, come Casco Bianco che mi portò proprio in Kenya con l’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII. Il mio impegno apparentemente “verso l’altro” è sempre stato forte da quando ero ragazzina; quando purtroppo potevo dedicare solo pochissimo tempo alle cose che ritenevo contassero davvero, mentre per il resto delle mie giornate ero a riempire un tempo. Ma all’inizio molte cose si vivono e basta, senza riuscire a dare un significato. Seguivo e sceglievo ciò che mi faceva stare bene. Poi questo impegno e questa attenzione negli anni, nella maturità, sono diventati scelta di vita.
Hai lasciato amici parenti abitudini e tradizioni del tuo paese ti manca tutto questo?
Certo la famiglia e gli amici mi mancano, ma anche abitudini e tradizioni. Tutto fa parte della mia storia e tutti hanno contribuito perché io fossi quel che sono oggi. Ma questo non ci/mi impedisce di fare scelte dove si creano altri legami di amicizia e quasi di famiglia, dove le abitudini si modificano. Così anche noi ci lasciamo modificare (spero in meglio!!!)
Come vedi il nostro paese ogni volta che torni?
Ogni volta il rientro non è semplice, purtroppo la mente rimane sempre attaccata al giorno della partenza senza riuscire a vivere il “giorno dopo giorno”. Così quando torno prendo sempre una bella botta! Poi però ci si abitua presto. Le abitudini, le tradizioni sono quelle appunto che mi hanno cresciuto e da lì non si scappa! Non nego che a volte potrebbe anche spaventare. Spaventa lo sforzo che bisogna fare per far conciliare chi sei con cosa vuoi essere, mentre quel che vedi attorno a te è molto diverso o semplicemente un po’ più nascosto.
L’Africa è per te più una mamma o una sorella?
L’Africa è molto grande, ma credo che non sia né mamma, né sorella. E’ casa, dove posso essere mamma e sorella!
Quali sono le necessità primarie che hai potuto vedere nella tua esperienza diretta?
Le necessità primarie sono sempre e solo quelle. Non manca, infatti, chi ha ancora bisogno di cibo e non può curarsi. Ma quello che mi fa rabbia e spaventa di più è la povertà di scelte, non avere alternative, non saper combattere le ingiustizie, non sapere nemmeno che siano ingiustizie. La povertà di conoscenze, di saper leggere (non dico il mondo) ma le dinamiche anche del villaggio. Di riconoscere che il mio vicino ha fame. La povertà anche di esperienze, di sentimenti, di essere amati.