La scorsa settimana, il pubblicano nel Tempio ci ha mostrato il modo giusto di rapportarsi con Dio nella preghiera, il capo dei pubblicani di Gerico ci mostra oggi come aprirsi a Gesù, che “è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto”. Zaccheo é un esattore capo e quindi un uomo ricco e temuto, ma nonostante questa benestante condizione economica, non è soddisfatto e desidera vedere Gesù. Ne ha sentito parlare e vuole incrociare il suo volto, è curioso di conoscere questo preducatore di cui tanto si dice nei villaggi e nei territori circostanti. Appena sa che è vicino a Gerico ed è informato sulla strada che percorrerà, corre avanti e, per avere la certezza di vederlo, sale su un sicomòro. Gesù passando alza lo sguardo e coglie l’attimo per entrare in rapporto con lui: lo invita a scendere perché vuole entrare nella sua casa. Di colpo Zaccheo è pieno di gioia perché viene trattato come un amico. Gesù entra in casa e Zaccheo mostra la sua verità: « ecco Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto». Aspettava che qualcuno credesse in lui; ora sa che è un figlio di Dio e quindi uno che ha dignità, pertanto agisce secondo giustizia andando oltre quello che la legge imponeva, ovvero la restituzione del dovuto. Anche noi vorremmo agire con amore e giustizia, ma non riusciamo a trasmetterli perché sono ingabbiati dentro le nostre paure, i nostri progetti, il nostro conformismo. Siamo condizionati dal giudizio degli altri. Zaccheo si mostra libero da tutto quello per cui aveva lavorato: tutta la vita a fare ingiustizie e di colpo diventa giusto perché si trova capito, compreso e valorizzato. «Dio ci ama», ha detto padre Luca Gabrielli, «in modo preventivo, ossia già dalla nascita siamo titolari del suo grande amore. Gesù già conosce Zaccheo e vuole fermarsi a casa sua senza fermarsi davanti ai giudizi negativi della gente quando c’è da recuperare una persona, anche se è malvista da tutti». E ancora: «Gesù sta sempre dalla nostra parte perché conosce il nostro cuore, che, come dice Sant’Agostino, sarà sempre inquieto finché non riconoscerà di essere immerso da sempre nell’infinito oceano d’amore di Dio», ha concluso il parroco.
GIUSEPPE MAGNANELLI