Mercoledì 30 ottobre, nella sala parrocchiale di San Paolo Apostolo al Vallato, il Vescovo Mons. Feliciano Mwanama Galumbulula, pastore dal 2014 della Diocesi di Luiza (Repubblica Democratica del Congo), ha portato la sua testimonianza. Mons. Feliciano venne nella nostra Diocesi per gli studi teologici nel 1983. Tra le due Diocesi c’è uno scambio pastorale che permette ai sacerdoti della Diocesi di Luiza di approfondire gli studi proprio nella nostra Diocesi
Per l’occasione lo abbiamo intervistato per conoscere più da vicino la realtà in cui opera e presta il suo servizio pastorale.
Mons. Feliciano ci racconti la sua Diocesi e come si vive in quelle terre d’Africa.
La Diocesi di Luiza è nata dallo smembramento della Diocesi di Kananga nel 1967. Sono il quarto Vescovo in successione da quando la Diocesi di Luiza è stata eretta. E’ costituita da 2.317.000 abitanti su un territorio vastissimo di 33.524 km² pari a tutto il Belgio. Le parrocchie sono soltanto 46, 6 le quasi parrocchie che sono riuscito ad erigere. Le chiamo quasi parrocchie perché non dispongono ancora di tutte le infrastrutture necessarie. Grazie a Dio, il numero dei sacerdoti è in aumento. Inoltre, abbiamo 5 istituti religiosi a servizio della popolazione che operano nei settori dell’educazione e della sanità. La Diocesi di Luiza è giovane, ha solo 50 anni di vita, e io sono il primo Vescovo del clero diocesano poiché fino al 2014, anno in cui sono stato consacrato, era guidata dai Missionari del Cuore Immacolato di Maria. I cristiani rappresentano il 66% della popolazione, più di 1.600.000 cristiani cattolici.
La Diocesi, come diceva lei, è molto vasta. Come è possibile raggiungere anche le parti più lontane e isolate di questo immenso territorio?
Io mi trovo nella zona della savana dove il clima è prevalentemente tropicale. La stagione delle piogge ha una durata di circa 9 mesi a cui segue la stagione secca. La distanza media fra le parrocchie è di circa 50 km. Questo significa che per andare a celebrare la Santa Messa impiego circa tre giorni, un giorno per il viaggio, un giorno per celebrare e un giorno per ritornare. Anche se io continuo a chiamarle strade, non posso paragonarle alle vostre: non sono asfaltate e i tempi di percorrenza sono lunghissimi anche a causa delle piogge.
Nel 2017 ha denunciato le violenze che hanno subito i civili nella sua zona. Attualmente quale è la situazione?
Nel 2017, nella nostra provincia, abbiamo vissuto una situazione tremenda. Lo scorso anno è stato eletto un nuovo presidente e ora godiamo di una pace relativa anche se al nord del Paese, non della Diocesi, è diffusa l’ebola, ci sono milizie che stanno combattendo nelle zone ricche dal punto di vista minerario. In Diocesi, attualmente, la situazione è tranquilla. Diciannove parrocchie erano state saccheggiate, io stesso avevo trascorso circa quattro mesi lontano dalla Diocesi aiutato dai militari dell’ONU presenti sul territorio. Ora le parrocchie sono state riaperte e continuiamo a occuparci del popolo.