Il calcio italiano ha il problema del razzismo del tifo cosiddetto “ultrà”, finalmente se ne sono accorti tutti, e a parole sembra che si vogliano davvero attuare seri provvedimenti per mettere fine a questa vergogna, ma quanto accaduto dopo la partita di Serie A, Verona-Brescia, ci porta a concludere che questo ributtante atteggiamento è ormai presente nella società italiana in maniera tanto forte quanto preoccupante.
Calcio. Durante la partita infatti il calciatore Mario Balotelli, figlio di genitori ghanesi ma adottato da una famiglia bresciana e italiano a tutti gli effetti (ha giocato anche nella nostra Nazionale), è stato “omaggiato” con i consueti “buu” riservati ai giocatori di colore e per reazione ha scagliato il pallone verso coloro che lo insultavano e non ha abbandonato il terreno di gioco soltanto perché fermato da compagni di squadra e avversari. Episodi di questo genere accadono settimanalmente su tutti i campi, stavolta a corredo dei fatti c’è stata anche tutta una serie di dichiarazioni davvero assurde: ha cominciato l’allenatore del Verona Juric che ha detto “io non ho sentito niente, Balotelli si è inventato tutto” (per fortuna, qualche giorno dopo ha fatto pubblica ammenda e ha chiesto scusa al giocatore), poi è arrivato un certo “signor” Castellini, capo ultrà dei tifosi veronesi, il quale, dopo aver detto che in curva i suoi amici “inneggiano a Hitler ma è goliardia” (sic!), ha aggiunto che “Balotelli non potrà mai essere italiano al cento per cento”; il Verona ha dichiarato questo “fenomeno” del tifo peggiore “persona sgradita” e lo ha bandito dal proprio stadio fino al 2030. Poi sono arrivati i politici, dal sindaco di Verona che si è detto “offeso” dal giocatore, a quattro consiglieri comunali che vogliono querelare Balotelli per “diffamazione” della città, per finire con l’immancabile (su questi temi) Salvini che con tutto il populismo demagogico che lo contraddistingue ha dichiarato che “un operaio dell’Ilva vale dieci Balotelli”, mischiando volutamente due problematiche tra loro lontane anni luce…
Segnale. Per fortuna, sul tema razzismo arrivano anche buone notizie: in Lombardia, nello stesso giorno del caso Balotelli, durante una partita della categoria pulcini (nati nel 2009), una mamma ha insultato un avversario della squadra del figlio con l’epiteto “negro di m…”; le due società hanno deciso che nell’incontro che li avrebbe visti affrontarsi il sabato seguente nella categoria juniores, i giocatori sarebbero entrati in campo con il volto dipinto di nero per esprimere contrarietà al razzismo e così hanno fatto…tutti neri, tutti uguali, per cominciare a dare un segnale di speranza per un nuovo futuro.
FRANCESCO IACUCCI (Resp. Relazioni Esterne del Com. Prov. CSI di Pesaro-Urbino con sede in Fano – checco.iacucci@gmail.com)